QUESTIONI DI PELLE Solo
qualche giorno fa, commentando i dati UE sulla crescita 0 del
Paese, l'economista Giacomo Vaciago puntava il dito sulla piaga
evidenziando che “non siamo produttivi perché,
soprattutto nei servizi e nel pubblico, abbiamo aggiunto le
nuove tecnologie alle vecchie, senza sostituirle. Sono state
assunte persone che usano il computer, per esempio, accanto a
chi usa ancora fotocopie, fax e francobolli. Tutti i comuni
italiani hanno uno splendido sito internet, ma le pratiche devi
farle in municipio. Significa dover fare una cosa in più,
non una in meno. E così siamo più lenti degli
altri, in tutti i settori”.
Verità sacrosante che, tuttavia, alcuni interpretano a modo proprio ricorrendo alle moderne tecnologie solo quando si tratta di aggravare anziché risolvere i problemi. Visco, ad esempio, s'è ricordato delle potenzialità della rete solo per schiaffarci dentro le situazioni fiscali di tutti gli italiani, senza operare distinzioni tra soggetti che rivestono cariche pubbliche e precari che cominciano a grattarsi la testa già nella seconda settimana del mese. A quanti, ben consci di come girano le cose in questo nostro disgraziato paese, staranno già chiedendosi perché mi accaloro a trattare argomenti che, comunque, continueranno a mandare a p...... quel che resta della nostra economia, voglio far notare che lo faccio per le implicazioni di NATURA MORTUARIA che siffatte arretratezze hanno sulla tenuta della vita media degli abitanti del Belpaese. Esigenze di necessaria chiarezza mi costringono ad assestare un calcio alla privacy per fornire utili insegnamenti del genere “salvavita” narrando ciò che m'è successo di recente. Reduce da un ricovero per polmonite, mi rivolgo al medico di base per la prescrizione di un farmaco idoneo a curare qualche postumo di secondaria importanza. Il medico (che mi segue da trent'anni) attua diligentemente la prescritta fotocopiatura dei referti ospedalieri, dopodiché mi prescrive cinque capsule di Elazor da 100mg. In capo ad altrettanti giorni mi trasportano a sirene spiegate in pronto soccorso, con la gamba sinistra praticamente paralizzata da un'emorragia che per un puro caso non ha toccato organi vitali. Il brav'uomo conosce benissimo la mia condizione di cardiopatico, ne colleziona accuratamente i relativi referti e da svariati anni continua a prescrivermi Coumadin e Cardioaspirine. Sarebbe bastata una frettolosa verifica su Google per appurare la pericolosa incompatibilità dell'Elazor con il Coumadin. Indubbiamente il medico considera la rete un optional del tutto marginale al corretto espletamento della professione; una convinzione che mi costringe, dopo una settimana di ulteriore degenza, ad una serie continue analisi presso i laboratori collegati alle strutture ospedaliere che mi hanno ospitato. Anche queste, purtroppo, non rinunciano ad ingozzare di prodotti cartacei i malcapitati pazienti, costretti ( anche per la cronica incomunicabilità che caratterizza i rapporti tra i diversi settori dei presidi sanitari ) a girovagare da un ambulatorio all'altro con sacchi di documenti che somigliano sempre più agli zaini degli sventurati frequentatori della scuola dell'obbligo. Trovatemi, se ne siete capaci, un ultracinquantenne esente da patologie poi immaginatelo vittima di un improvviso mancamento. Chi lo raccatta non sa nulla della sua situazione sanitaria e difficilmente le analisi da pronto soccorso saranno in grado di escludere “leggerezze” terapeutiche destinate, non di rado, ad alimentare un buon dieci per cento delle cronache dei telegiornali. Quanti appartengono alla nutrita schiera di chi ha subito cure in diversi ospedali (specie se ubicati in più centri della penisola ) hanno non poche chances di contribuire sensibilmente al risanamento dell'INPS mediante drastica autoriduzione dell'esistenza ( a che c.... mi servono le statistiche sull'aumento della vita media o le mirabolanti potenzialità dei moderni strumenti diagnostici quando basta lo smarrimento, o la mancata disponibilità, di un “manoscritto” per spedirmi difilato all'altro mondo?). Chi ha un minimo di familiarità con Internet apprezza le comodità offerte dai dischi virtuali online; spazi gratuiti di due o quattro giga dov'è possibile ficcarci di tutto (testi, foto, filmati, documenti sonori, collegamenti ipertestuali ecc.) e la cui condivisione è data dalla disponibilità della password scelta dal titolare. Questo mi consente di avere sempre a portata di mano documentazioni ( anche di tipo complesso come i database ) a prescindere dalla località in cui mi trovo. Applicato alla raccolta di dati sanitari il sistema presenterebbe innumerevoli vantaggi sulle attuali procedure. Tanto per cominciare costringerebbe i sanitari ad accantonare la biro e servirsi della tastiera (posseggo referti che creerebbero serie difficoltà di decifrazione anche ad esperti crittografi). In secondo luogo ciascuna cartella clinica risulterebbe svincolata dalla sede di emissione per confluire in questo pratico e funzionalissimo “non luogo” dal quale, all'occorrenza, sarebbe facilissimo estrapolare ciò che serve senza sobbarcarsi laboriose ricerche tra i cumuli di carte disseminati nei contenitori domestici. Stop alle borse da trainarsi al seguito in occasione di analisi e ricoveri. Importantissima, inoltre, la possibilità, disponendo di dati necessariamente disaggregati, di organizzarli secondo esigenze contingenti ( ricavandone, ad esempio, istogrammi con curve di andamento sull'assunzione di determinati farmaci). Chiunque, soprattutto, anche il più acciaccato dei viventi potrebbe finalmente effettuare viaggi a cuor leggero dal momento che gli basterebbe conservare la password sanitaria (sempre modificabile) riposta accanto al proprio documento d'identità. Dispiace dover rilevare come l'unica informatizzazione di rilievo sia stata quella relativa alla tessera fiscale; un marchingegno studiato apposta per impedire scarichi farmaceutici di famigliari non a carico. Con la salute, intanto, come la mettiamo? Bisogna pur porre un qualche freno alla proliferazione di carte per documentazioni burocratico-sanitario. Forse non sarebbe male contattare Grillo sulla faccenda. Non è detto che non ne scaturisca una campagna di sensibilizzazione da concludersi con l'apposizione sui famigerati dossier di avvisi analoghi a quelli che infiorano i pacchetti di sigarette. Sarebbe bello se in un futuro ( auspicabilmente non remoto ) i fascicoli redatti dalle strutture sanitarie recassero scritte del tipo: “LA CARTA FA MALE” “CHI SCRIVE A PENNA REFERTI E RICETTE DANNEGGIA SE STESSO (SEMPRE CHE FUNZIONI LA MAGISTRATURA) E CHI GLI STA INTORNO. DIGLI DI SMETTERE!”
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