Fino a qualche tempo addietro, ma già nel pieno sviluppo della Rete, chi avesse voluto fare del giornalismo in proprio si sarebbe trovato alle prese con una serie di snervanti difficoltà. E non mi riferisco solo all'”obbligo” imposto in Italia dalla demenziale equiparazione dei blog alle grandi testate a tiratura nazionale (v. il caso Carlo Ruta), fortunatamente ora messo in soffitta dalla normativa europea. Già per la sola stesura “a tamburo” di un qualche post l'assenza dei tablet ci avrebbe costretto, quantomeno, a trascinarci dietro quattro/cinque chili di notebook. E...., come ci saremmo regolati con le registrazioni audio in assenza di un magnetofono? Per scattare al volo qualche foto avremmo dovuto disporre di una videocamera, ma è risaputo che se ne risulta sprovvisti proprio quando capita l'occasione per un autentico scoop. Non parliamo nemmeno dei video al tempo in cui ci si presentava al matrimonio di amici e parenti con un armamentario non dissimile da quello in dotazione per i servizi TV.
Oggi, in tempi di convergenza mediatica (e mentre è raro trovare chi risulti sprovvisto di cellulare) tutto questo é superato. Basta tenersi in tasca un peso di poche decine di grammi per fronteggiare sempre e dovunque queste esigenze. Non solo, ma per essere in grado di trasmettere in tempo reale tutto ciò che abbiamo scritto (grazie anche alle tastierine da smartphone), filmato e registrato. Chi volesse collaborare alla stesura di un foglio risulterebbe agevolato ad inviare in redazione anche mentre è seduto al bar) tutto quanto può aver realizzato.