IL NEMICO

 

E’ colui che tira a sfotterci; tanto induce a comportarsi di conseguenza.quanti si trovano nei panni della controparte Chi fosse intenzionato a prendervi per il naso snocciolerebbe, a questo punto, articolate casistiche del tipo: Nemico di classe, del Paese, della democrazia, dell’identità nazionale, della famiglia, della fede, della privacy, ecc. ecc.; fino a farvi una testa tale da costringervi a prendere carta e matita per non smarrirvi nel ginepraio dell’interminabile casistica.

Vi consiglierei di allontanare a calci chiunque si provasse a sfottervi con siffatte tiritere. Credete a me, non c’è tipo di nemico che non sia riconducibile ad una di queste tre categorie:

 

PERICOLOSO - DA BURLA - INESISTENTE.

 

IL PERICOLOSO

 

Lo si riconosce dal fatto che raramente ci si spinge al punto da punzecchiare apertamente.

Prendete, ad esempio, il vostro capo ufficio. Scommetterei che, dopo la suocera, costituisce il principale bersaglio delle vostre vendette oniriche. Invece, com’è che lo affrontate nella squallida realtà di tutti i giorni? Non avete il coraggio di dirlo? Allora ve lo rinfaccerò io. Facendogli un sacco di moine, mostrando di apprezzare come vangelo qualsiasi cazzata gli scappa di bocca, simulando di esaudire ogni suo desiderio prima ancora che diventi un ordine (e qui mi fermo per non infierire oltre sulla vostra pusillanimità).

Nei rapporti (non per nulla definiti "diplomatici") tra potenze è l’identica storia. Come trattiamo un paese che rischia di mandare a p. la nostra economia? Esaltandone l’"identità di vedute", celebrandone le "comuni radici", organizzando un’impressionante serie di incontri durante i quali, in luogo di feroci scazzottamenti, si avranno edificanti "sedute conviviali", che la TV s’impegnerà a mostrarci più sereni d’un pranzo di nozze.

Tutto questo per la semplice ragione che, tanto nei rapporti tra privati come in quelli tra potenze, chi sta dall’altra parte potrebbe farci sputare sangue. Chiaro che cercheremo di fotterlo, ma solo se e quando avremo una fortuna tanto sfacciata da fornirci l’occasione metterlo KO riportandone il minor danno possibile.

 

IL NEMICO DA BURLA

 

Non ignoto alle antiche cronache, è la figura che sta vivendo oggi il suo momento di maggiore presa.

La sua peculiarità sta tutta nel fatto che occorrerà mantenerlo "a piede libero" il più a lungo possibile. Neutralizzarlo sarebbe uno scherzo, che costerebbe assai caro al "neutralizzatore". Meglio lasciarlo scorazzare apparentemente libero e minaccioso; almeno quanto basta per giustificare tutta una serie di faraoniche contromisure altrettanto "apparentemente" mirate alla sua sconfitta.

Su costui si potrà, ed anzi SI DOVRA’, dire tutto il male possibile ed immaginabile; gonfiarne convenientemente le imprese, terrorizzando l’uditorio con le potenzialità criminali che si avrà cura di appioppargli. Un po’ come accadde, nel piccolo, sui fatti che portarono al fallimento la tenuta d’un mio zio.

Si trattava d’una modestissima fattoria, con quattro catapecchie e poco bestiame, che ebbe, tuttavia, la sventura d’essere "amministrata" da un fattore più famelico d’una sanguisuga.

C’era, nelle campagne circostanti, chi, di tanto in tanto, si prendeva cura di far sparire qualcosa. Ora era la volta d’un utensile mal riposto, ora di ortaggi lasciati essiccare al sole, senza escludere sporadiche sparizioni di pollame. Toccò al fattore trasformare il nemmeno tanto anonimo ladro di galline in un personaggio che, a seguito della metamorfosi, non avrebbe sfigurato nel confronto con i protagonisti di memorabili saccheggi.

Tanto per cominciare si avanzò la certezza che dovesse trattarsi di un’intera banda. Si passò, quindi, al racconto di cascinali saccheggiati e selvaggiamente devastati. Occorreva, senza stare a lesinare sulle spese, che il bestiame fosse messo al riparo. Il fattore sapeva benissimo che il ladruncolo non sarebbe riuscito a portar via una mucca nemmeno se gliela avessero regalata, ma non poteva fare a meno d’ingigantire la faccenda per ottenere dal proprietario totale carta bianca circa l’acquisto di adeguati "dissuasori".

Si pose mano ad una serie di impegnative opere edili per passare a sofisticati sistemi di allarme. Naturalmente non si trascurò l’istallazione di un’intera rete di telecamere, recinzioni metalliche zeppe di appositi sensori ed avvisatori acustici anti-intrusione. A lasciarlo fare, dubito che si sarebbe astenuto dall’acquistare vetture blindate da destinare all’inseguimento degli assalitori, nonostante avesse arruolato personale di custodia, selezionandolo scrupolosamente nell’ambito della propria cerchia familiare. A conclusione di siffatte brillanti operazioni, indebitato oltre l’immaginabile, il povero titolare dovette risolversi a liquidare l’azienda, che, per interposta persona, finì armi e bagagli, dritta filata tra le braccia dell’"amministratore".

IL NEMICO INESISTENTE

E’ quello che subentra ogniqualvolta si tratta di giustificare atteggiamenti che, in sua assenza, non mancherebbero di dare la nausea.

Assumendo i tratti del più misterioso ed inafferrabile "sarchiapone" finisce col rivelarsi temibilissimo. Si nutre di paura; tanto più intensa per l’oggettiva impossibilità di delinearne confini e connotati (somigliando, nella forma, pur non avendone la sostanza, a quei fottutissimi 709, 899 & C che stanno facendo strage tra gli impavidi appassionati di Internet).

Talvolta ce lo portiamo addosso come si trattasse di un angelo custode con tanto di corna.

"Lanciate in mare un cane" sosteneva Mark Twain "ed attaccherà a nuotare. Fate altrettanto con un essere umano. Avrà paura di annegare e vi toccherà soccorrerlo prima che affoghi".

Inutile aggiungere che, una volta tratto in salvo, il soggetto tirerebbe in ballo l’intervento di forze ignote e dure quanto basta a non far passare da coglione l’aspirante suicida.

Capita proprio come col nemico per antonomasia: la sfortuna. E’ dura ammettere di essere degli incapaci, meglio passare da sfigati.

E poco male fin quando un siffatto avversario se ne resta confinato tra le stramberie del nostro comportamento quotidiano. I guai per la collettività cominciano laddove lo si impiega per finalità belliche, politiche o, più prosaicamente, speculative.

Ve la ricordate la storia dei micidiali armamenti di Saddam? Una mortale minaccia per l’intera umanità, non fosse stato per il trascurabile dettaglio che erano del tutto inesistenti. L’amministrazione Bush parlava insistentemente di missili a testata nucleare, di tremende armi chimiche e batteriologiche. Quante erano? Tantissime; al punto da sforare il boccaccesco traguardo dei "millanta". Si trattava, in definitiva, di arrivare a mettere le mani sul petrolio senza tanti complimenti, ma sarebbe stato "politicamente scorretto" attaccare con i bombardamenti senza farli precedere dalle immancabili litanie sulla missione contro le forze del male.

Un modo di regolarsi tipicamente statunitense? Non proprio. Le legioni di operatori che si muovono lungo le orme di Vanna Marchi ce le siamo scordate? Basta convincere la propria clientela che ogni sventura, lungi dall’essere casuale, costituisce l’operato di forze negative, per arrivare a rendere più confortevole l’esistenza propria, riducendo un vastissimo numero di disgraziati con una mano davanti e l’altra dietro.