IL PONTE E L’IMBUTO (Incentivi all’ignoranza)

 

Non c’è pericolo che chi è proprio negato per la lettura metta mano alla tasca per comperarsi un volume. Glielo potrebbero regalare e nemmeno sotto minaccia si prenderebbe il fastidio di andarselo a leggere. Ci sono, per contro, soggetti disposti a più di qualche privazione pur di riuscire ad accaparrasi questo o quel libro. Tra i due estremi è collocata la gran massa degli indecisi. Tutta gente che mai nessuno ha stimolato alla lettura. Ammesso che ne avessero avuto voglia la scuola per prima può aver fatto di tutto per fargliela passare; al resto avranno provveduto prezzi di copertina decisamente proibitivi.

Gli editori sostengono che, se a leggere fossero in tanti, i listini potrebbero prestarsi benissimo a ragionevoli abbattimenti. Ma è un poco come il discorso sull’ "uovo e la gallina", dal momento che i potenziali consumatori restano convinti che solo offerte ragionevoli arriverebbero a rimpolpare il numero dei lettori abituali.

Google è andata al di là di qualsiasi ottimistica aspettativa e, al ritmo di seimila volumi al giorno, sta riversando in rete qualcosa come quindici milioni di volumi (che hanno per sola pecca quella di presentarsi rigorosamente in inglese).

Quando fornisce cultura, stimolo alla riflessione, ma anche sola e semplice formazione di basso profilo, il prodotto editoriale è raffrontabile ad un ponte calato sui burroni dell’ignoranza. Il guaio è, quando ci riferiamo all’Italia, che su quel ponte transita, insieme al libro, tutta una serie di diritti, costi e percentuali il cui peso rischia di far crollare la struttura. Ecco perché i più giudiziosi tra gli imprenditori della carta stampata si limitano a sfornare prodotti di nicchia.

Poniamo che le cinquemila anime del paesello di San Vattelapesca vadano orgogliose delle proprie torte al mirtillo, niente di più economico e meno rischioso che produrre mille copie d’un trattato sulla specialità dolciaria del posto. Basta trovare a costo zero un grafomane più o meno autoctono, operare su prenotazione (con eventuale concorso della locale parrocchia) ed il gioco è fatto.

Per opere più impegnative sono dolori; a meno che non si tratti di traduzioni di affermata narrativa angloamericana o di "opere" tirate giù a quattro mani da un qualche rinomato telepersonaggio.

Intanto aumenta la platea di quanti guardano ma non leggono; tutta gente rai-dipendente che quando dispone di quattro soldi preferisce diventare editrice di sé stessa ricoprendosi la cute di tatuaggi.

Guai, in questo Paese, al disgraziato che si sognasse di favorire in rete la consultazione gratuita di opere che non siano ultra centenarie, o che, se anche tali, risultassero scannerizzate da edizione cartacea post-bellica. Un’opprimente caterva di normative, oltre a tutelare post mortem (v. limite dei 70 anni) i così detti diritti d’autore, proibisce rigorosamente il libero uso del prodotto editoriale, dal momento che i diritti si estendono alla sua veste grafica e, beninteso, alla traduzione.

Si parla tanto di "libri on demande", ma, non essendoci chi sia disposto a rischiare, il sessanta per cento del prezzo di copertina continua a defluire tranquillamente nelle capienti saccocce della distribuzione.

Ci sono, è vero, le biblioteche che, forse, potrebbero servire a qualcosa qualora non restassero organizzate secondo modelli tipicamente settecenteschi. Così come strutturate rappresentano dei veri e propri imbuti per la diffusione della cultura.

Esistono di siffatte emerite istituzioni intriganti proiezioni on line che consentono di individuare presso quale "cenacolo" potrebbe trovarsi un certa opera, ma quanto a procurarsela resta tutto un altro discorso. Questioni di orari, tempi ed altro fanno sì che su cento biblioteche, undici risultino permanentemente chiuse e quarantasette debbano ritenersi fortunate se beccano più di quattro visitatori al giorno.

Qualche incorreggibile ingenuo potrebbe chiedersi perché proprio le biblioteche non si affrettano a mettere in rete il loro patrimonio librario. Speculazione! Immagino non ce ne siano altre di ragioni. Con l’attuale stravecchio sistema dell’imbuto la consultazione può avvenire per uno alla volta. Dieci persone interessate alla consultazione d’una recente biografia di Sant’Ermenegilda martire e vergine impiegherebbero, tutti insieme, non meno di sei mesi per metter mano sull’agognato volume. Se a questo aggiungiamo i costi degli spostamenti è molto probabile che ripiegheremmo sull’acquisto del libro o finiremmo per sfottercene..