QUINTA RIVOLUZIONE


Alle prese con l'editoria elettronica

Print on demande, audiolibri, libri multimediali, E-book, carta virtuale e creazioni interattive.


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Siamo alla quinta svolta epocale nel potenziamento dei sistemi di comunicazione. Una lunga storia di innovazioni iniziata con il passaggio dalla trasmissione orale a quella scritta, transitata per la conquista del “codex” (tuttora alla base del confezionamento dei volumi), passata per la scoperta dei caratteri mobili ed esplosa nell'800 con l'avvento delle pianocilindriche, delle rotative e della composizione meccanica.


 Tralasciamo, per il momento, gli altri media e soffermiamoci su attualità e prospettive del libro considerandolo nello specifico contesto del nostro paese, dove se c'è un dato che lo caratterizza è quello della scarsissima diffusione (irrisoria la percentuale di quanti ne acquistano più di uno nel corso dell'anno). Ora, mentre nella passata realtà connotata da intere popolazioni di analfabeti siffatto fenomeno si sarebbe spiegato con l'oggettiva impossibilità di fruizione del prodotto, nell'attuale contesto sociale, economico e culturale, l'analisi si presenta davvero più complessa.


FATTORE N.1 – IL PREZZO DI COPERTINA


 Sono cambiati i metodi di promozione (miriadi di premi letterari, agenzie, scuole di scrittura, canali pubblicitari e ruolo della critica) ma abbiamo conservato (incrementandola) la stessa filiera di cinquant'anni fa.
 Conseguenze?
 Ai costi tipo-litografici vanno aggiunti quelli relativi a trasporti, stoccaggi, agenzie di distribuzione, edicole e librerie.
 Poi il prezzo finale non potrà sottrarsi ad ulteriori gonfiamenti programmati in previsione delle rese connesse alle incertezze che accompagnano la determinazione della tiratura unite a quelle sulla tenuta della distribuzione sul territorio.
 Impossibile, ancora, trascurare gli effetti di demotivazione dell'autore i cui compensi (quando ci sono), superando di rado l'otto per cento del prezzo di vendita, rendono praticamente impossibile l'esistenza di “professionisti della scrittura”; tanto anche perché (vedi annuari dell'editoria) nel nostro paese il piazzamento di 2000 copie già si considera un best-seller. Questo mentre all'irrisoria detrazione forfettaria (5%) che perseguita l'autore va unito l'”originale” calcolo sui periodi d'imposta (che se ne fotte se i, poniamo, 50.000 euro intascati hanno richiesto al “creativo” cinque, dieci o più anni di lavoro). Quindi, fatta eccezione per i mostri sacri sponsorizzati dalle consorterie partitico-televisive, si continuerà a far leva su di un dilettantismo confinante con l'incoscienza.
 Non tutti gli editori sono in grado di affrontare sonni tranquilli assicurandosi i diritti sull'edizione italiana di Stephen King o di Ken Follet. Ai più toccherà zippare edicole e librerie locali con narrativa e saggistica di autoctoni sconosciuti ai più.
 Chi, attratto dal titolo di un volumetto di 130/150 pagine, cederebbe alla tentazione dell'acquisto, rivolta la copertina, legge “Euro 25” e si affretta a riporlo nello scaffale.


FATTORE N.2 – I TEMPI OPERATIVI


 Non tutti i libri sono destinati a far parte dei capolavori della letteratura. Molti hanno un valore inversamente proporzionale al trascorrere del tempo . Si pensi (ma è solo un esempio fra i tanti) a quelli creati su particolari aspetti politici o rapportati ai più svariati fenomeni di portata internazionale (ivi compresi “libri bianchi” e testi-denuncia derivati dall'antica pratica del pamphlet).
 Mentre l'esperto ne saggia i contenuti per valutare se ed a quali editori potrebbe proporli trascorrono (bene che vada) tre-quattro mesi ai quali, in caso di accettazione, se ne aggiungono svariati altri prima che il prodotto sia pronto al “consumo”. Nel frattempo la situazione di riferimento s'è fortemente evoluta; vuoi per il dinamismo che caratterizza i tempi attuali, vuoi per l'azione dei sempre più agguerriti gruppi di pressione che agitano di continuo il problema con documenti, interviste, notizie e filmati che puntualmente gli interessati si affretteranno a scaricare dalla rete per togliersi la soddisfazione di poter dire la loro sull'argomento (v. blog di Beppe Grillo).
 Quando il lavoro del nostro bravo autore, raffinato dall'editing, sarà finalmente arrivato in edicola rischierà una sorte non diversa da quella cui andavano incontro romantiche bellezze dell'ottocento sottratte al matrimonio poiché pluridecennali rapporti sentimentali di tipo puramente epistolare le avevano nel frattempo mutate in repellenti megere.
 Mi si potrebbe obiettare che c'è sempre la possibilità di nuove edizioni. Intanto ce n'è una da spedire al macero mentre è fatale che, con la seconda tiratura, si rinnovi la famigerata “filiera” che ha contribuito al fallimento della prima.


FATTORE N.3 – L'ESIGENZA DELLA MULTIMEDIALITÀ

 Molti generi letterari, quantunque non privi di attrattiva, sembrano destinati ad arricchire la memoria storica collettiva più degli scaffali delle nostre case. Fatta eccezione sulle resistenze dei bibliofili, penso proprio che, in tempi di crescente digitalizzazione, intestardirsi sul primato del testo tipo-litografico sarebbe come se nel medioevo avessero snobbato l'avvento della carta (comoda ed economica) sostenendo che “.....Si!......Ma la pelle di pecora è tutta un'altra cosa!”
 D'altra parte, risulterebbe del tutto riduttivo e fuorviante credere che la multimedialità tipica delle moderne forme di comunicazione ci sia stata semplicemente imposta: Nulla, a mio avviso, può affermarsi e diffondersi se non è già nelle aspirazioni e nelle aspettative del pubblico. Prendiamo il caso della cinematografia. Un successo esploso alla fine dell'800? Niente affatto! Le sale “protocinematografiche” esistevano già ai tempi di Giovan Battista della Porta (II metà del '500); spettacoli in “tecnicolor” realizzati disponendo gente alla bell'e meglio il una sala buia dove, sfruttando il principio della “camera oscura”, ci si godevano le scene animate fornite dal “pertugio” che riproponeva su di un lenzuolo spettacoli espressamente allestiti all'esterno nell'”angolo di ripresa” del buco.
 Chiunque, dovendo scegliere tra la copia in omaggio di una buona commedia e l'ingresso gratuito al teatro dove la si rappresenta, non avrebbe esitazioni, immagino, ad optare per la seconda possibilità. E cos'altro è un lavoro teatrale se non creazione letteraria destinata alla multimedialità (testo + recitazione + scenografia)?
 Più defatigante della lettura di una commedia resta solo quella di opere divulgative ascrivibili al comparto della saggistica.
 Avrò letto almeno una decina di libri sul crollo della Germania nel Gennaio-Aprile '45. Scritti egregiamente e che riportavano, passo dopo passo, le tappe dell'avanzata russa (dalla Prussia orientale a Berlino), descrivendo dinamiche e strategie dei singoli fatti d'armi.  Le enormi difficoltà incontrate nell'acquisire i contenuti di quelle pregevoli esposizioni stanno tutte nell'impossibilità tipica del prodotto cartaceo di mostrare, parallelamente al testo, l'evoluzione grafica di quei drammatici eventi. Un aspetto che spiega perché, dopo aver seguito in tv qualche pur modesto documentario, non saranno pochi a ritenere superata la consultazione di qualsiasi libro sull'argomento.
 Dovendo scegliere tra due prodotti evidentemente analoghi chiunque opterebbe per quello connotato da maggiore fruibilità.
 Forse una delle ragioni di fondo che stanno scavando la fossa all'editoria nostrana risiede anche nell'ostinazione di mantenere invariati canoni narrativi tipici del passato.
 Guai ad attribuire irrinunciabili valenze artistiche a strumenti di tipo sostanzialmente contingente.
 Prendiamo quel passo de “I promessi sposi” in cui Manzoni parla dei turbamenti del povero Innominato. Chiaro che siamo di fronte ad un capolavoro di indagine “mistico-psicologica” degno di trasmissione ai posteri. Se tuttavia ci spostiamo sui contenuti di altre apprezzabili classici non mancheremo di imbatterci, prima o poi, in descrizioni rese obsolete dalle possibilità offerteci dalle moderne tecniche multimediali. Perché ostinarsi a descrivere i connotati architettonici di un edificio quando potremmo figurarceli prima e meglio intercalando una qualche appropriata animazione?
 Com'è fin troppo evidente ci sono, quindi, tre elementi in grado di motivare l'editoria verso forme di adeguamento alle nuove tecnologie: economicità, tempistica e multimedialità.
 A subire le conseguenze di ulteriori ritardi sono soprattutto le giovani generazioni; quelle, per intenderci, costrette a vagare sotto il peso di ingombranti zaini alla ricerca di una formazione dai connotati sempre più problematici ed improbabili.
 Parlando dell'incidenza costi delle materie prime sui prezzi dei libri di testo è impossibile ignorare l'abisso che la separa dall'acquisto di CD, senza contare che questi pesano infinitamente meno dei regolamentari quindici chili di carta quotidianamente a spasso sul groppone dei nostri ragazzi, con buona pace dei sempre più famelici “cartelli” connotati da altissima professionalità nel far lievitare i prezzi sfornando a getto continuo “nuove edizioni” (vedremo, in seguito, quali potrebbero essere i contenuti didattici di supporti pensati espressamente per la scuola).


L'AUDIOLIBRO


 Quantunque sprovvisto del requisito multimediale presenta non pochi vantaggi.
 Scaricabile dalla rete contro un corrispettivo che non raggiunge la ventesima parte dell'equivalente cartaceo consente a chiunque di zipparsi player e cellulari con prodotti anche recenti dell'editoria libraria. I puristi della lettura in poltrona arricceranno il naso senza considerare che, nella stragrande maggioranza dei casi, i ritmi della vita moderna limitano i momenti della lettura ai tempi morti degli spostamenti o alle pause intercorrenti tra un impegno e l'altro sul posto di lavoro; momenti, entrambi, in cui l'auricolare risulta molto più pratico del tradizionale volume.
 L'opzione viva voce, ormai presente su molti player e cellulari o ricavabile dal lettore domestico di CD, inoltre, fa sì che chiunque possa dedicarsi all'ascolto anche mentre è impegnato in altre occupazioni. E' la stessa peculiarità, a ben vedere, che ha permesso la sopravvivenza della vecchia radio accanto a media di più recente introduzione.
 Non sottovalutiamo, infine, la difficoltà che molti hanno nella corretta lettura del testo a cui segue la scarsa o insufficiente comprensione dei contenuti; un handicap, riconosciamolo, superabile solo grazie all'ascolto di registrazioni connotate da buona dizione ed ottimo rispetto della punteggiatura.


L'E-BOOK


 A molti sembra la soluzione ideale.
 Il monitor del PC non rappresenta il top della comodità per chi intenda leggere qualcosa che superi la capienza del formato A4. Titolari di blog che ancora non l'hanno capito continueranno a stupirsi della sistematica assenza di commenti che affligge i loro quotidiani parti letterari.
 Non è solo questione di display, né della frenesia di riprendere a smanettare dopo ogni due o tre minuti che siamo in rete. Probabilmente sarebbe anche ingiusto gettare la croce su Youtube che ha trasformato i ritmi di consultazione del web in qualcosa di assimilabile alla Formula 1. E' proprio che oggi siamo troppo irrequieti e sempre a disagio. A meno di essere impegnati sul water non resistiamo alla pulsione che ci spinge a compiere continui spostamenti. Passi per la lettura, ma a patto che la si possa praticare dove e quando ci pare e piace; in autobus come ai giardini pubblici, in sala d'attesa del medico di base o nel dehor del bar sotto casa. Non a caso, tra gli aspetti più apprezzati dagli estimatori dell'apparecchio spiccherebbero le sue doti di comoda trasportabilità.
 Bando a tempi e spese di spedizione. Una volta puntato in rete ciò che fa al caso nostro sarà sufficiente metter mano alla carta prepagata ed uno, due o anche dieci volumi entreranno come per incanto nell'apparecchio dotato, ci assicurano, di uno schermo la cui leggibilità sarebbe pari, se non superiore, a quella di una pagina stampata. Questo è, almeno, quanto assicura la pubblicità che, com'è noto, risulta imbattibile nell'occultare il rovescio della medaglia.
 L'aggeggio, contrariamente a quanto si sarebbe indotti a credere, non è la quintessenza della leggerezza; pesa, di solito, molto più dei nuovi piccoli notebook (es. EEEPC ASUS) mentre presenta prezzi talmente inabbordabili da averlo trasformato, almeno nel nostro paese, in qualcosa di analogo agli articoli di fede (se ne parla tanto ma non c'è pericolo di vederne in giro qualche esemplare).
 C'è pure da mettere in conto questioni di natura “energetica”. La lettura non sarà certo delle più serene quando il pensiero è rivolto alle pile che si stanno esaurendo. Ed anche disponendo di accumulatori, come la mettiamo col pericolo che si scarichino proprio sul più bello?
 Se a queste valutazioni tutt'altro che incoraggianti aggiungiamo quella dell'assoluta mancanza di uno standard comune ai vari modelli non ci metteremo molto a nutrire seri dubbi sulle possibilità di concrete affermazioni. Personalmente sono dell'avviso che la “carta virtuale”, di prossima introduzione, rappresenterà l'acqua di cottura dei lettori per e-book.
 In rete non mancano case editrici con ricchi cataloghi di libri elettronici, ma c'è che spacciano per e-book la versione PDF dei loro prodotti cartacei; un'esca di dubbia efficacia, almeno per quanti non se la sentono di giocarsi la vista leggendosi sul PC qualcosa cone 2 o 300 pagine.


IL PRINT ON DEMANDE


 Animati da sano pragmatismo, gli anglo-americani, intanto, pur sperimentando sempre nuovi modelli di lettori per e-book, non hanno mancato di rimboccarsi le maniche promuovendo a pieno ritmo il “print on demande”. Un sistema pratico (reso possibile ed attuale dalla moderna digitalizzazione dei testi) che, mentre non stravolge le abitudini del “consumatore”, riduce a zero i rischi d'impresa e, tagliando drasticamente i costi di produzione e distribuzione, può implementare gli utili di chi scrive pur offrendo a pochi dollari un prodotto che da noi costerebbe molto di più. La mancanza di sprechi tipica del sistema consente inoltre di soddisfare domande “di nicchia” che, se affrontate dalla produzione nostrana, esporrebbero qualsiasi editore ai pericoli dell'interdizione.


CREAZIONI INTERATTIVE


 In moltissimi casi la multimedialità applicata all'uso del computer non è altro che la pratica di preesistenti media semplicemente trasposta dalle destinazioni d'origine al web.

 Aprendo Libero, Virgilio o Yahoo ho il vantaggio di trovarvi notizie che solo domani usciranno sui quotidiani. Posso leggere testi e, a differenza delle chances che potrebbe offrirmi il periodico cartaceo, sono in grado di guardarmi il filmato di riferimento. Nulla mi impedirebbe, inoltre, di inviare la mia opinione sull'argomento, ma sarà impossibile andare oltre. Questo perché al complesso “scritto, animazione e sonoro” manca un connotato che ancora non abbiamo affrontato: quello della interattività; l'elemento che, liberandoci dalla linearità di percorsi espositivo-narrativi, riesce a modellare sui connotati dell'utente il contenuto della comunicazione a lui diretta.
 E' un qualcosa di molto diverso dall'ipertesto. Mentre quest'ultimo racchiude la sua utilità nella facoltà di collegarci ad argomenti anche vasti e fors'anche diversissimi da quello che stiamo affrontando (vedi ad es. com'è strutturata Wikipedia), la prima ci offre la possibilità di seguire un percorso altamente personalizzato ma sempre inerente allo specifico argomento che abbiamo sottocchio.
 I vantaggi, anche e segnatamente sotto il profilo didattico, risultano sorprendenti.
 Torniamo ancora allo zaino dello studente. Ciascun libro in esso contenuto obbligherà chi se ne serve a procedere, pagina dopo pagina, secondo il programma seguito dall'insegnante; un metodo che, oltre a demotivare gran parte dei ragazzi, ingenererà negli stessi la convinzione di non essere tagliati per lo studio.
 Cosa accadrebbe se ogni fabbrica di vestiti confezionasse le taglie avendo ad unico riferimento l'età dei potenziali destinatari? A fronte di chi uscirebbe dal negozio soddisfatto e felice, alcuni non riuscirebbero ad abbottonarseli, altri ci ballerebbero dentro e, quel ch'è peggio, comincerebbero a convincersi di essere deformi.
 E' esagerato dire che in molte circostanze una dotta descrizione interessa e spiega meno di un video riferito all'argomento? E se preferissimo vedere come si svolge e non come si descrive un'azione? Perché impedirmi di soffermarmi fin da subito su ciò che potrebbe destare il mio interesse, quand'è scontato che proprio quel primo contatto potrebbe motivarmi ad approfondire l'insieme?
 Il libro multimediale, oltre a sollecitare la memoria visiva (testo, immagini, video), inciderà anche su quella uditiva (sonoro); ma se è anche interattivo toccherà inoltre quella meccanica per via delle operazioni richieste per passare dall'uno all'altro percorso.
 Certo. Un conto è scrivere un libro, ben altra cosa assemblare in maniera appropriata ed accattivante contenuti di differente natura.  Non è solo questione di abilità nel dare forma e struttura al nuovo genere espositivo. Dovendo attingere ad archivi di immagini l'autore dovrà vedersela con una selva di limitazioni e divieti, dal momento che il diritto d'autore, affermatosi secoli addietro a tutela della creatività del singolo, ha finito col trasformarsi nell'esatto opposto. Ma questo è un altro discorso...

 Ultima nota: il ruolo dell'ipertesto nella creazione dell'opera interattiva.
 Pur dando per scontata l'inopportunità di creare continui riferimenti esterni che pregiudicherebbero l'architettura della “narrazione”, nulla esclude di farvi ricorso utilizzandolo come valida e più moderna alternativa al sistema dei riferimenti bibliografici posti in calce ad ogni opera che si rispetti.


Roberto Zingaropoli (Torre)

Per esempi di eseguibili e valutazioni di riferimento

vedere la voce "indice" nell'area del "sito ultramodulare"


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