A PROPOSITO DI “VALLETTOPOLI”
(della serie: Una voce fuori dal coro) “La carne è debole!” E' risaputo. Una non disprezzabile risorsa per chi strappa la giornata piluccando sulle “cofecchie” del prossimo.
Non a caso la Chiesa cattolica, forte della sua plurisecolare saggezza, resta arroccata sulle posizioni del celibato ecclesiastico. Che appartenga al basso, al medio come all'alto clero non c'è verso che si possa vivacchiare sul pastore di anime che si sia sobbarcato qualche “straordinario” nella conduzione del gregge. Impossibile ricattarlo minacciandolo di spifferare tutto alla moglie. Quand'anche si facessero pervenire al responsabile diocesano prove multimediali della “trasgressione” tutto finirebbe a “tarallucci e vino” previa formale riconduzione all'ovile della “pecorella smarrita”. Ben diversa la situazione dei comuni terricoli, i quali, timorosi che occhi famelici possano mettere a repentaglio la propria rispettabilità dentro e fuori dalle mura domestiche, finiscono per pagare su questa terra lo scotto di qualche loro “peccatuccio”. Fin qui, considerando che l' “errare humanum est” (ce lo rammentano anche i Vangeli con la storia dell'adultera), diciamo pure che tutto fila secondo i canoni della normale quotidianità. C'é un settore, tuttavia, dove i conti proprio non tornano e riguarda, tanto per cambiare, la nostra benamata classe politica. Frastornato dalle interminabili battaglie governo/opposizione su di ogni possibile settore dello scibile umano (vedi ad esempio: bilancio e riforme istituzionali, staminali si e staminali no, pacs e politica estera, con annessi imperdibili caroselli di marce pro e sfilate contro), il cittadino medio scopre in questi giorni l'esistenza dell'unico argomento capace di compattare destra e sinistra, centro e periferie, in una sorta di “patto d'acciaio” molto più saldo dello storico “asse Roma-Berlino”. Da Prodi a Berlusconi, come da Fassino a Maroni, non c'è parlamentare che risulti insensibile all'inderogabilità di drastici giri di vite in fatto di privacy. Non si tratta, ovviamente, di invocare misure atte al contenimento degli innumerevoli ammennicoli pubblici e privati diretti al costante controllo dei comuni mortali, ma di quelle fastidiose fughe di notizie che, svolazzando disinvoltamente dai faldoni giudiziari, possono far capire anche ai più duri di comprendonio quali possano essere gli “spazi ricreativi” della gente che abbiamo mandato in Parlamento. Per aver rilevato una sensibile percentuale di “dopati” tra gli occupanti degli alti seggi le “Jene” sono state abbastanza fortunate da cavarsela con una semplice denuncia. Oggi c'è chi, per siffatte genie di scriteriati, invoca il carcere. E tutto perché, tra sniffamenti e scopate di varia natura, torna prepotentemente alla ribalta, la seconda manche del “pasticciaccio brutto” di VALLETOPOLI. Chiaro che, accendendo la TV durante il bollettino meterologico, più di qualcuno cominci a chiedersi che bisogno ci sia di farcene leggere i connotati da una figliola capacissima di sfornare un mucchio di papere e della quale tutto si può dire, tranne che madre natura non abbia abbondato in connotati anatomici. Con un numero di parlamentari doppio di quelli francesi (che diventa quadruplo se si tien conto dell'ammontare del rispettivo foraggiamento), penso che al disgraziato elettore non si possa rifiutare la pur magra consolazione di verificare come spendano i nostri soldi. Altro che caccia alle indiscrezioni e violazioni della privacy. Il semplice fatto di ricoprire alte cariche pubbliche dovrebbe esporne i soggetti ad efficaci misure di trasparenza. Questo perché se c'è chi si droga, oppure ha un debole per le “scuderie” di Riccardo Schicchi, è facile che soccomba alle tentazioni delle stecche (o tangenti che dir si voglia). Nella più innocente delle ipotesi contribuirà a zippare la Rai pubblica di gente che, con i suoi spettacoli, sta compiendo il miracolo di accrescere nel Paese il numero di quanti spengono l'apparecchio per dedicarsi alla lettura. Gli americani, ad esempio, quantunque estranei al puritanesimo talebano, su certe cose mostrano di sapere il fatto loro; non ci hanno pensato due volte a mettere sotto accusa il povero Clinton, colpevole di aver fatto prendere una boccata d'aria alla stagista che aveva sottomano. Non ci possono essere onori senza oneri e mi sembra demenziale pretendere di oscurare per legge il comportamento di "ricattati" che hanno la peculiarità di sedere nelle aule parlamentari. |