POTERE DELLA STAMPA

 Sull'argomento Orson Wells ci aveva ricavato il magnifico film “Quarto potere”, ma erano altri tempi. Oggi, per quanto paradossale possa sembrare, tale potere non sta più nel divulgare notizie, ma nell'ignorane perfino l'esistenza.

 Il fenomeno si spiega, a mio avviso, con il dilagare del grande antagonista delle stampa; il web. Tra i primi a farne le spese ci sono gli edicolanti che, pur allargando le proprie competenze al pagamento di multe e bollette, proprio non riescono a strappare la giornata; nemmeno ricorrendo alla vendita di giocattoli ed amenità di vario genere. Le vendite a picco trovano una minima e precaria compensazione nella diffusione via bar, dove però chi si trova fra le mani un qualche quotidiano (a Torino è d'obbligo La Stampa), è raro che si avventuri oltre la lettura dei titoli. Appura la presenza di argomenti che potrebbero interessarlo e ne rileva i riferimenti per poi servirsene con tutto comodo, facendo zapping fra i siti di relativo riferimento. Non necessita nemmeno di un PC, dal momento che oggi la stragrande diponibilità di tablet e smartphone consente di portarci in tasca un mondo di notizie (anche corredate di video) con connessi aggiornamenti in tempo reale.

 Ora, se io seguo un filone “programmato” di ricerche potrei anche concentrarmi sulla brioche, senza avvelenarmi il sangue con la vista del vicino che, considerando il giornale oggetto di riservato dominio, se lo spolpa proprio tutto; al punto da non trascurare nemmeno i necrologi. Mi basterebbe registrarmi su Google indicando le mie preferenze in fatto di notizie ed essere sicuro che queste mi raggiungerebbero al più presto. C'è una ragione se ho usato il condizionale e sta nel fatto che il motore di ricerca mi sparerebbe notizie anche quando non ce sono. Come? Avete presente il valore del termine “affinità”? Indubbiamente il browser teme che verrebbe meno ai suoi doveri se non mi riempisse di cose che possono avere anche solo una vaga connessione con l'argomento da me segnalato. E fin qui.... La vera fregatura sta nell'indissolubile legame che rende la pubblicità una compagna inseparabile di siffatti “servizi” (ne sa qualcosa Zucherberg).

 Bisogna poi considerare che gli interessi di qualsiasi persona possono andare al di là di un menù rigidamente precompilato. Proprio sfogliando un giornale ci si può imbattere in argomenti nuovi che ci piacerebbe approfondire. Già. Ma se un accidente di periodico si guarda bene dal farne cenno, non c'è santo che mi consenta di allertare la mia curiosità.

IL CASO

 Un articolo apparso su Torino Cronaca del 4 Aprile 2017 ha annunciato con largo anticipo la mostra A&T organizzata al Lingotto (giornate dal 3 al 5 Maggio) sulla tecnologia dell'industria 4.0. Era certo qualcosa di molto diverso dalle tanto frequenti e strombazzate feste di via (che puntualmente, alla domenica mattina, fanno imbestialire gli automobilisti alle prese con la “delocalizzazione” dei veicoli). Cristo! Qui si trattava di 420 espositori con altrettanti stand dimostrativi disposti su di una superfice di 20.000 metri quadri, destinata ad ospitare anche dodici conferenze supportate da altrettanti maxischermi. Qualcosa, in definitiva, ben più importante anche delle tante fiere gastronomiche che spesso si tengono in città.

 Era già singolare che un periodico a diffusione locale annunciasse la cosa prima che a parlarne fosse La Stampa. Considerato che questa testata ospita spesso servizi “multipagina” su rilevanza dell'automazione e sue conseguenze sulla piccola e media impresa, immaginavo che, seccata dalla fuga di notizie, avrebbe pubblicato su più edizioni esaurienti servizi sull'argomento. Invece, passa un giorno, passa l'altro....(come recita un antico ritornello) e sull'A&T nemmeno una parola. Mi è toccato attendere il lunedì primo Maggio per rilevare qualche traccia della faccenda. E parlo di “traccia” dal momento che sarebbe stato arduo rilevarla inserita com'era in una pagina che trattava svariati altri argomenti. Da qui una mia reazione che sarebbe eufemistico definire di stupore, considerato il raffronto con lo spazio da coreografia bulgara riservato al “successo” di Renzi nelle primarie di domenica.

 Manco a dirlo il silenzio si è protratto ancora fino a tutt'oggi (4 Maggio) e, a questo punto, mi interessa poco vedere come va a finire, dal momento che domani la mostra chiude i battenti.

CONCLUSIONE

 Nonostante l'impeccabile organizzazione  della mostra (interessantissima e molto ben documentata sotto ogni aspetto), non mi sembra di aver notato una grande affluenza di pubblico. Nulla, per intenderci, di nemmeno lontanamente paragonabile con quanto accade con il “salone del libro”. Con la differenza che, nel caso dell'A&T, non c'era da fare code agli sportelli (l'ingresso era gratuito per tutti: operatori e privati).

 Immagino che almeno le associazioni di categoria debbano aver ricevuto per tempo qualche forma di documentazione preparatoria, ma mi chiedo quanti giovani avrebbero potuto affluirvi se informati adeguatamente su questa importante iniziativa.