Assemblea Nazionale Costituente

L'Assemblea Nazionale cercò immediatamente di guadagnare i favori degli uomini che possedevano capitale, necessari come fonte di credito per finanziare e consolidare il debito pubblico. Dichiarò illegali tutte le tasse esistenti, sebbene vennero votate e riutilizzate per il periodo di riunione dell'attuale Assemblea. Venne inoltre istituito un comitato di sussistenza per affrontare la carenza di cibo e dare così aiuto alla gente bisognosa. Queste manovre ridiedero fiducia al sistema finanziario francese.

La nobiltà, notando l'avvicinamento del clero ai Comuni, indirizzò al re una protesta con la quale ricordava che la soppressione degli ordini avrebbe non soltanto messo in discussione i diritti e il destino della nobiltà ma anche quelli della stessa monarchia. I nobili, che furono i primi a volere la convocazione degli Stati Generali sperando con essi di eliminare l'assolutismo monarchico, ritornavano così a sottomettersi all'iniziativa reale, quale garante della loro stessa sopravvivenza. Luigi XVI, influenzato dai suoi consiglieri, accolse l'invito della nobiltà e decise di annullare i decreti fin qui attuati dall'Assemblea Nazionale, cercando di reintrodurre la separazione degli ordini e imporre che le riforme fossero emanate solamente dagli Stati Generali restaurati.

Il 20 giugno il re ordinò la chiusura della sala dove si riuniva l'Assemblea con il pretesto di eseguirvi dei lavori di manutenzione, cercando in questo modo di impedire qualsiasi riunione. L'Assemblea Nazionale, su proposta del deputato Joseph-Ignace Guillotin, spostò le proprie deliberazioni in una sala vicina adibita al gioco della pallacorda, dove i deputati giurarono di non separarsi in nessun caso e di riunirsi ovunque le circostanze lo avrebbero richiesto, fino a che la Costituzione francese non fosse stata stabilita e affermata su solide fondamenta (Giuramento della Pallacorda). Il 22 giugno, privata anche dell'uso della Sala della Pallacorda, l'Assemblea Nazionale si riunì nella Chiesa di Saint-Paul-Saint-Louis, dove venne raggiunta dalla maggioranza dei rappresentanti del clero. Gli sforzi della monarchia per ripristinare il vecchio ordine erano serviti solo ad accelerare gli eventi.

Il 23 giugno il re, rivolgendosi ai rappresentanti dei tre stati (nuovamente nella sala dell'Hôtel des Menus-Plaisirs), espresse la volontà di conservare la distinzione degli ordini, annullando la costituzione dei Comuni in Assemblea Nazionale. Dichiarò che se l'Assemblea l'avesse abbandonato, egli avrebbe comunque fatto il bene del popolo senza di essa. Concluse ordinando a tutti di disperdersi, venendo obbedito solo dai nobili e dal clero. Nei tre giorni successivi l'Assemblea vide nuovamente aumentare i propri ranghi, infatti il 25 giugno si unirono 47 nobili, tra i quali il Duca d'Orléans.

Luigi XVI ammise implicitamente il fallimento della sua iniziativa e il 27 giugno invitò ufficialmente nobiltà e clero a unirsi all'Assemblea Nazionale. Il clero accettò immediatamente la proposta mentre i nobili rifiutarono con indignazione. Poteva quindi continuare l'opera di smantellamento del vecchio ordine e il 7 luglio fu eletto un comitato per l'elaborazione della Costituzione. Due giorni dopo l'Assemblea Nazionale si proclamò Assemblea Nazionale Costituente. Rimaneva però sempre presente la possibilità di un contraccolpo militare e a testimoniarlo fu l'arrivo di un grande numero di soldati attorno a Versailles, Parigi, Sèvres e Saint-Denis. Alcuni deputati, intimoriti dall'andamento degli avvenimenti, decisero di dimettersi per poi riprendere la carriera negli ultimi anni di vita.