Presa della Bastiglia

Rivolgendosi al re in termini educati ma fermi e supportata da Parigi e da molte altre città della Francia, l'Assemblea richiese la rimozione delle truppe (che includevano reggimenti stranieri, più obbedienti al re rispetto alle truppe francesi), ma Luigi XVI rispose che lui solo poteva prendere decisioni sui soldati e rassicurò che la loro presenza era una misura strettamente precauzionale. Il re propose inoltre di spostare l'Assemblea Nazionale a Noyon o a Soissons, con l'intento di porla in mezzo a due eserciti e privarla del supporto dei cittadini parigini (Mignet sosteneva che Parigi era intossicata di libertà ed entusiasmo). L'Assemblea, rifiutando la proposta del sovrano, dichiarò che essa aveva ricevuto il suo mandato non dai singoli elettori ma dall'intera nazione, mettendo così in pratica il principio della sovranità nazionale difeso da Diderot.

La stampa pubblicò i dibattiti dell'Assemblea Nazionale, estendendo la discussione politica alle piazze e ai salotti della capitalePalais Royal. e l'area circostante divennero il luogo di continui incontri tra la gente comune; la questione politica divenne talmente importante da indurre i cittadini a liberare alcuni granatieri delle Guardia francese che erano stati imprigionati per essersi rifiutati di aprire il fuoco sulla folla. Successivamente l'Assemblea raccomandò i soldati liberati alla clemenza del re, il quale li perdonò. Gran parte dell'esercito era ora favorevole alla causa popolare.

Necker nel frattempo si era guadagnato l'inimicizia di parte della corte, avendo manifestato in parecchie occasioni delle idee filo-popolari; l'11 luglio venne destituito dal re, il quale gli ordinò di lasciare la Francia entro due giorni. Il 12 luglio la popolazione di Parigi, venuta a conoscenza dell'accaduto, organizzò una grande manifestazione di protesta, durante la quale vennero portate delle statue raffiguranti i busti di Necker e del Duca d'Orleans. Alcuni soldati tedeschi ricevettero l'ordine di caricare la folla, provocando diversi feriti e distruggendo le statue. Il dissenso dei cittadini aumentò a dismisura e l'Assemblea Nazionale avvertì il re del pericolo che avrebbe corso la Francia se le truppe non fossero state allontanate, ma Luigi XVI rispose che non avrebbe cambiato le sue disposizioni.

La mattina del 13 luglio quaranta dei cinquanta ingressi che permettevano di entrare a Parigi vennero dati alle fiamme dalla popolazione in rivolta. I reggimenti della Guardia francese formarono un presidio permanente attorno alla capitale, sebbene molti di questi soldati fossero vicini alla causa popolare. I cittadini cominciarono a protestare violentemente contro il governo affinché riducesse il prezzo del pane e dei cereali e saccheggiarono molti luoghi sospettati di essere magazzini per provviste di cibo; uno di questi fu il convento di Saint-Lazare (che fungeva da ospedale, scuola, magazzino e prigione), dal quale vennero prelevati 52 carri di grano. In seguito a questi disordini e saccheggi, che continuavano ad aumentare, gli elettori della capitale (gli stessi che votarono durante le elezioni degli Stati Generali) si riunirono al Municipio di Parigi e decisero di organizzare una milizia cittadina composta da borghesi, che garantisse il mantenimento dell'ordine e la difesa dei diritti costituzionali (due giorni dopo, con Gilbert du Motier de La Fayette, venne denominataGuardia Nazionale). Ogni uomo inquadrato in questo gruppo avrebbe portato, come segno distintivo, una coccarda con i colori della città di Parigi (blu e rosso). Per armare la milizia si cominciò a saccheggiare i luoghi dove si riteneva fossero custodite le armi.

La mattina del 14 luglio gli insorti attaccarono l' Hôtel des Invalides con l'obiettivo di procurarsi delle armi; si impossessarono di circa ventottomila fucili e qualche cannone ma non trovarono la polvere da sparo. Per impadronirsi della polvere decisero di assalire la prigione-fortezza della Bastiglia (vista dal popolo come un simbolo del potere monarchico), nella quale erano tenuti in custodia solamente sette detenuti. Gli elevati costi di mantenimento di una fortezza medievale così imponente, adibita all'epoca ad una funzione limitata come quella di carcere, portò alla decisione di chiuderne i battenti e probabilmente fu per questo motivo che il 14 luglio gli alloggi della prigione erano praticamente vuoti. La guarnigione della fortezza era composta da 82 invalidi (soldati veterani non più idonei a servire in combattimento), ai quali il 7 luglio si aggiunsero 32 Guardie svizzere; il governatore della prigione (figlio del precedente governatore) era Bernard-René

Pierre-Augustin Hulin prese la guida degli insorti ed una folla sempre più numerosa raggiunse la fortezza chiedendo la consegna della prigione. Launay trovandosi circondato, pur avendo la forza per respingere l'attacco, cercò di trovare una soluzione pacifica ricevendo alcuni rappresentanti degli insorti, con i quali cercò di negoziare. La trattativa si protrasse per lungo tempo mentre all'esterno la folla continuava ad aumentare fino a quando, verso le 13:30, le catene del ponte levatoio vennero tagliate e gli insorti riuscirono a penetrare nel cortile interno, scontrandosi con la Guardia svizzera. Ci fu un violento combattimento che causò diversi morti (gli uomini del regio esercito, accampati nel vicino Campo di Marte, non intervennero).

Cercando di evitare un massacro reciproco, Launay ordinò ai suoi uomini di cessare il fuoco ed inviò una lettera agli assedianti dove riportava le condizioni di resa, ma queste vennero rifiutate. Il governatore, capendo che i propri uomini non avrebbero potuto resistere ancora a lungo, decise di capitolare, permettendo agli insorti di penetrare nella Bastiglia.

Gli assalitori riuscirono così ad occupare la prigione-fortezza; le guardie trovate morte vennero decapitate e le loro teste furono infilzate su pali appuntiti e portate attraverso tutta la città. Il resto della guarnigione fu fatta prigioniera e condotta al Municipio ma lungo la strada, in piazza de Grève, Launay fu preso dalla folla e linciato. Uno degli insorti lo decapitò e infilzò la testa su una picca.Ritornando al Municipio la folla accusò il prévôt des marchands (carica corrispondente a quella di un sindaco)Jacques de Flesselles di tradimento; durante il viaggio, che lo avrebbe portato a Palais-Royal per essere processato, fu assassinato.

Inizialmente Luigi XVI diede poca importanza all'accaduto, ma successivamente riconobbe la gravità della situazione; il 15 luglio1789 si recò all'Assemblea Nazionale dove dichiarò che da quel momento avrebbe lavorato con la Nazione e ordinato alle truppe di allontanarsi da Versailles e da Parigi. Questi annunci furono accolti con entusiasmo generale ma ben presto il re si dovette rendere conto che era troppo tardi per fermare il movimento rivoluzionario.

Su richiesta dell'Assemblea il sovrano richiamò Necker al governo. Venne creata la Guardia Nazionale, affidata al comando di La Fayette, con il compito di reprimere ogni eventuale tentativo rivoluzionario. Tutti i membri della precedente amministrazione erano fuggiti e il presidente dell'Assemblea Nazionale,Jean Sylvain Bailly, fu eletto per acclamazione sindaco di Parigi. Parecchie città crearono nuove municipalità borghesi, rimuovendo i rappresentanti del vecchio regime con l'intento di eliminare il centralismo monarchico. Luigi XVI riconobbe questo sistema quando il 17 luglio si recò a Parigi; in quell'occasione ricevette dal nuovo sindaco una coccarda blu e rossa (colori della città di Parigi) che fissò sul suo cappello, associando anche il colore bianco della monarchia (questo gesto voleva simboleggiare una riconciliazione).

La notizia della Presa della Bastiglia si diffuse in tutta la Francia, aumentando la consapevolezza che la forza della popolazione era in grado di supportare le idee dei riformatori. Per sfruttare questo momento a discapito della monarchia, alla Bastiglia venne dato un significato simbolico: rappresentò il potere arbitrario ma vulnerabile del re.