Droga a gogo' tra i deputati RETICENZE SULLA RIVELAZIONE DI SCANDALI E SOSPETTI Fu proprio inciampando su simili bucce di banana che Robespierre finì col rimetterci la pelle.
"C'é del marcio in Convenzione!" E tutti (chi più chi meno provvisti di vistosa coda di paglia) ad incalzarlo "Fuori i nomi!". Ma
l'incorruttibile, sorridendo sornione sotto quei c....di
occhiali verdi attaccati alla parrucca, non ne rivelava nemmeno
uno.
L'avesse fatto, molti si sarebbero tranquillizzati e nulla esclude che la faccenda avrebbe potuto risolversi con qualche carrettata in più verso l'attuale 'Place de la concorde'. Sappiamo come andò a finire. Siccome nel parlamento scaturito dalla rivoluzione 'il più pulito aveva la rogna', organizzati da Fouchè, gli onorevoli termidoriani acchiapparono il deputato di Arras, gli fecere un c....quanto una casa e se lo trascinarono mezzo morto alla ghigliottina. Dopo di che un governo composto a larghissima maggioranza da ladri ed ex-stragisti, costituitosi in Direttorio, potè togliersi la soddisfazione di riempirsi le tasche alla luce del sole fino a quando non venne deposto a calci in c....dai granatieri di Bonaparte, che scrisse la parola fine su di una repubblica eccessivamente sputtanata. Contrariamente a quello che accadeva in Convenzione, nel parlamento della democraticissima Italia nessuno rischia la testa, ma essendo in tanti a poterci rimettere la faccia, avviene qualcosa di analogo. "Le Iene" non hanno nulla a che vedere con un 'Comitato di salute pubblica'; fanno e, in certi casi, offrono spettacolo, come accade per questo 'pasticciaccio brutto' della droga che circola tra i deputati, ma è chiaro che quanti si ritrovano con una coscienza poco adatta alla pubblicità dei detersivi le studino tutte per non dover rendere conto delle proprie porcate. Anche qui si vorrebbero avere i nomi dei numerosi coinvolti, anche se a chiederlo é quel che resta di un'opinione pubblica miracolosamente scampata al contagio del telerincoglionimento di massa. Dalla Camera dei Deputati si reagisce rispondendo 'picche' ed aggrappandosi a questioni di privacy che, alla lunga, rischierebbero di innescare processi non molto dissimili da quelli sopra sintetizzati. La privacy può anche adattarsi al ruolo di coperchio per tazze igieniche, a patto però che tali recipenti esulino dalla categoria di quelli destinati ad un uso pubblico. Risulta demenziale, in altri termini, anche solo ipotizzare che chi riveste funzioni di tipo rappresentativo possa sottrarsi ad operazioni di controllo e verifica appellandosi al diritto di potersi fare i c...propri. Una cosa rivelatasi impraticabile perfino per quel povero disgraziato di Clinton, messo alla berlina anche sulle nostre emittenti per innocenti marachelle che, tutto sommato, avrebbero potuto destare qualche allarmare solo alla sua illustre consorte. Da noi, invece, risulta addirittura commovente l'ausilio fornito ai dopati nel TG2 delle 13 dalle 'vestali della libera informazione' che, ancora odoranti di sciopero, liquidano l''affaire' spendendoci non più di quattro parole oculatamente ubicate in coda ad una lunga teoria di pettegolezzi dall'estero ed appena prima della pubblicità sull'abbigliamento camuffata da servizi sulla moda. Niente e nessuno avrebbe impedito di ignorare allegramente la faccenda se non ci fosse stato di mezzo il dettaglio dello sputtanamento mattutino effettuato a mezzo stampa e la programmazione serale di apposito servizio su 'Italia 1'. Lo dimostra in maniera inequivocabile il 'salto di qualità' registrato dalla stessa emittente nell'edizione serale delle 20 e 30, quando il mutismo sul tema supera di gran lunga qualsiasi comportamento omertoso. Se ne afferrano le ragioni dopo appena mezz'ora, quando, giunti al punto focale dell'attesa trasmissione, 'Le Iene' annunciano di non poter produrre le riprese del servizio perchè soppresse d'autorità dala garante della privacy. Una brutta storia, anche se poi gli artisti sono riusciti a mandare avanti lo spettacolo offrendo, in alternativa, un esauriente spaccato sul livello di formazione politica di quelli che Grillo ama definire 'nostri dipendenti'. Roba da licenziarli in tronco. Gente che, pur circolando stracarica di quotidiani, alla vista di estranei accelera il passo per evitare di esporsi a figure di m...., come quella offerta in tema di Consob o da chi è riuscito a trasformare Nelson Mandela in un leader latino-americano. Ancora una volta la privacy si trasforma in perentorio invito a mettersi l'anima in pace; rassegnarsi a vivere in un paese dove i servizi della teledisinformazione, addestratissimi a sguazzare nel gossip, arrivano alla conta dei peli su chi è solo vagamente indiziato di qualche porcheria, ma si arrestano deferenti sulla soglia di quella 'città proibita' che elargisce loro pane, companatico e rinnovi contrattuali. Hanno obbedito senza battere ciglio sulla faccenda delle intercettazioni ed è più che naturale l'assunzione di identico comportamento su questo immondo giro di droga che, a detta di Capezzone, toccherebbe livelli tali da distruggere l'olfatto ai cani della benemerita se solo si azzardassero a superare la soglia di Montecitorio. Intanto nulla esclude che, con la finanziaria in dirittura d'arrivo (quantunque sonoramente bocciata dalla Corte dei Conti) questa storia di 'polveri' e 'fumi' possa produrre sull'esasperazione dei contribuenti conseguenze simili a quelle cui si trovò esposto il protagonista del divertentissimo 'San Giovanni Decollato'. Un film interpretato nel lontano 1940 da Totò nei panni d'un ciabattino che, sottoposto a giudizio penale, se la cava con la semi-infermità mentale. Quando riprende il lavoro, gli si presenta una ragazzina per ritirare le scarpe del padre e chiede l'importo "Due lire!" dice Totò "Due lire!?" ripete incazzata la creatura, che poi, rasserenandosi, esclama "Ah!...Già!....Dimenticavo che avete la semi-infermità mentale. Beh!...Tenetevi una lira e cercate di farvela bastare!" |