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OPZIONE INTERO FASCICOLO IN SEMPLICE PDF
O IMPAGINATO PER STAMPA IN SELF PRINTING
Sintomatologia
della pigrizia
Le
tentazioni di sant'Antonio
Lingua,
linguaggi e modi di dire
Imprevisti
Imperdonabili in "Divina
Commedia"
Come
t'incasino l'archeologia
Metempsicosi
Grafomania
SINTOMATOLOGIA
DELLA PIGRIZIA
Facile
la diagnosi, molto più impegnativa la terapia
Il pigro lo si
riconosce da neonato. Non
è che ce l'abbia scritto in fronte, ma, dal momento che i
vagiti
comportano pur sempre qualche sforzo, lui evita di farne spreco.
Perfino se si è cagato addosso o mentre crepa dalla fame si
lascerà andare a qualche debole vocalizzo, trasferendo ad
altri
l'incombenza di decifrarne i bisogni.
Quando
avrà cominciato a camminare (impresa che, è
scontato, lo sbatteerà
al fondo della classifica sui mocciosi del quartiere) sarà
d'obbligo portarlo ai giardinetti. Ma non vi sognate di
traumatizzarlo spingendolo a forza lungo la scaletta dello scivolo o
tra quei mucchi di plastica che ricordano quarti di gruviera. Potrete
invece conquistarvene la gratitudine tenendolo per ore sulla
giostrina che, owiamente, vi toccherà spingere a mano.
Trovandovi
alle prese con uno di questi pargoli fareste bene ad allenarvi per
tempo in previsione delle malattie tipiche dell'infanzia.
Fin troppo scontato che, al verificarsi
dei primi sintomi, il soggetto
assumerebbe atteggiamenti prossimi al coma, costringendovi a
trascorrere lunghe ore ad imboccarlo ed a scacciargli le mosche dal
capezzale.
Anche
tra i pigri si annìdano i deficienti, ma non è
detto che
menomazioni del genere debbano rappresentarne una costante. Nulla
esclude, anzi, che il nostro possa rivelarsi più
intelligente del
richiesto. Ciononostante il suo rendimento scolastico non
sarà mai
dei i più esaltanti. Questo perché
ìmpiegherà una vita a tirar
fuori i libri ed a consultarli.
Nei
compiti in classe è destino che consegni per ultimo lavori,
connotati, di norma, da una sinteticità che rasenta la
stitichezza.
Dipende dal richiamo che gli giunge dal profondo inducendolo a
regolarsi sul sapiente adagio del "Mai fare oggi quello che potresti
rinviare a domani. Affida ad altri le urgenze e, in
mancanza di volenterosi, vedi di farla breve e col minor sforzo
possibile". Non per niente i suoi proverbi preferiti saranno
del tipo "La gatta frettolosa ecc." Al pari dei suoi
coetanei, conserverà lui pure i ricordi del tempo di scuola,
anche
se diverso sarà il loro contenuto; poche cose gli resteranno
impresse più delle mosche vaganti per l'aula, e sui cui
costumi
(non esclusi quelli di natura sessuale) avrà avuto tutto il
tempo
per documentarsi come si deve.
Giunto
il momento di trovarsi un lavoro, il soggetto opterà per
quelli del
tipo: guardiano di museo (a patto che si tratti di edificio in stato
di perenne ristrutturazione). Qualora, invece, costretto a
rinverdire fasti di gloriose imprese familiari, dovesse abbracciare
la carriera delle armi, potrebbe dare il meglio di sé in
ruoli analoghi a quelli espletati dalla guarnigione de "Il deserto
dei tartari". L'optimum sarebbe un'occupazione al catasto, dove
c'è, tuttavia, da mettere in conto che i suoi simili,
già
arroccati su siffatte privilegiate postazioni, avranno proweduto per
tempo ad asserragliarvisi, spalmando strati di colla tra sedia e
deretano; consistenti al punto che (stando a certe voci) non pochi
arriverebbero a restarci anche dopo morti.
Una
visìtina tra le pareti domestiche del soggetto preso in
esame
sarebbe quanto di più prezioso per approfondire implicazioni
legate alla sua patologia. Ma, occhio a non commettere l'imperdonabile
errore di confonderlo con sozzoni e confusionari; la cui tipica
caratteristica resta quella di mantenere la casa in condizioni
identiche a come la lascerebbero degli svaligiatori disturbati dalle
sirene della benemerita. Poiché il trasporto di masserizie,
al
pari del loro accatastamento, comporta qualche sforzo, la casa del
pigro finisce spesso per somigliare a residenze che hanno
avuto a che vedere con l'ufficiale giudiziario. C'è quasi
niente,
ma quel poco su cui l'occhio arriva a posarsi risulta immancabilmente
coperto da una coltre di polvere più spessa di
quella che ricopriva le suppellettili di Tutankamon al momento in
cui se ne rinvenne il sarcofago.
La
sindrome da pelandronite cronica ha origini che si perdono nella
notte dei tempi. E chi oggi dovesse scoprirsene addosso sintomi
inequivocabilì potrebbe consolarsì riandando, col
pensiero, alle
schiere di illustri scansafatiche che sempre hanno scandito i tempi
della storia. Qualche esempio di antichi personaggi colpiti da tale
morbo e destinati ad alterne fortune? Tra i meno invidiabili spicca
quello offertoci da Luigi XVI.
Era
da prima della presa della Bastiglia che i suoi ministri si
sgolavano per fargli decretare lo stato d'assedio. Ma quello
continuava a tergiversare, tanto che poi le cose presero la piega
che ben conosciamo. I familiari non facevano che ripetergli
"Squagliamocela, che qui si mette male!". E lui niente. I
piani di fuga andavano ad ammucchiarsi l'uno su|l'altro senza che
Luigi si decidesse. Quando (dopo che anche il più
rincoglionito
degli aristocratici prowisto di palanche aveva traversato la
Manica), strattonato dalla moglie, si decise a montare in carrozza,
attaccò a viaggiare alla velocità d'un bradipo.
Cosa
che, se i rivoltosi non fossero riusciti a catturarlo, non voglio
nemmeno pensare a come i posteri avrebbero potuto giudicare la
Rivoluzione Francese.
Decisamente,
tra i meno sfortunati, si collocano molte figure di religiosi. Tutti
(o quasi) destinati alla gloria degli altari. Nulla a che vedere,
naturalmente, con missionari e tanto meno con martiri; trattandosi
di soggetti che, con la scusa della meditazione, e predisposti
all'estasi ogniqualvolta si profilava all'orizzonte una qualche
forma di lavoro, avevano trovato il sistema più pratico per
evitare
di rimboccarsi le maniche.
Ponìamo
che ci fosse da spaccare la legna. "Dove si sarà cacciato
stavolta fra Timoteo?". E prontamente giungeva dal priore
l'ammonimento a non rompere i c. a chi se ne stava nella propria
cella tutt'intento a studiare da santo e che, magari, proprio in
quel momento era alle prese con la levitazione (owiamente
realizzata col robusto ausilio di chi doveva sobbarcarsi lo sforzo
per tenerlo sollevato quattro spanne sopra il letto).
LE
TENTAZIONI DI SANT'ANTONIO
Non
s'è mai capito con esattezza come facesse, ma stando alle
versioni
canoniche, pare riuscisse a sottrarsi alle tentazioni del demonio che,
"adescandolo sotto le sembianze d'una bella donna cercava
d'indurlo al peccato".
Secondo
me, i casi sono due.
IPOTESI
n.1
Di
fronte alla lusinghiera apparizione, il religioso, quantunque
normalmente allupato, potrebbe essersi fatto qualche ragionamento
del tipo "Ormai, a forza di penitenze e digiuni, mi sono ridotto pelle
e ossa, al punto da dover regalare lo specchio per
evitare di farmi schifo. Non parliamo di palanche; che quì
non ci
scappa un nichelino nemmeno se mi appendono per i piedi. Dove mai
s'è vista una così gran bella sventola
intenzionata a folleggiare
con un tipo spiantato e per giunta racchio?...Huum!...La cosa non
mi convince; anzi, diciamolo pure francamente, mi puzza parecchio di
zolfo. Vuoi vedere che si tratta di quel poco di buono di Satana?
Oddio! E' vero che 'ogni lasciata è persa' e, tutto sommato,
stante
la gratuità della prestazione ....... ..Tuttavia, quando si
ha a
che fare con l'intervento del maligno, c'è sempre da mettere
in
conto quell'antipatica faccenda di 'pentole e coperchi' che potrebbe
costarmi lo sputtanamento. Come l'aggiustiamo poi con i parrocchiani?
ADDIO QUESTUA! ...Buona donna, avreste per caso della
salsiccia oppure qualche caciotta che vi avanza? Sa com'è?
Al convento ..... ..E, quella, senza nemmeno lasciarmi completare la
richiesta: "Ma va!....Vai a farteli dare da quella grandissima
p. con la quale ti hanno visto scopicchiare in convento!" "E
sarrebbero c.! Passi per le penitenze, e pure per saltuari digiuni,
ma la fame; quella vera è una gran brutta bestia!.....No!
No! e poi
No!"
IPOTESI
n. 2
Potrebbe
esser dipeso dal diavolo che, in quanto angelo (sia pure decaduto),
sarebbe costretto ad effettuare mutazioni innestandole sula sua natura
di asessuato. Ora, si sa che la fretta (lo ricordano anche i proverbi)
fa commettere più di qualche fesseria. Chi ci assicura
che quello si fosse trasfigurato a regola d'arte? Poniamo che
avesse avuto una giornataccia stracarica di impegni. Ore 6 al
convento delle orsoline nel ruolo di irresistibile dongiovanni, 7 ai
mercati generali in veste di agitatore, 8 alla cattedrale in
posa di dotto predicatore eretico in grado di mandare all'aria
l'omelia del vescovo, 9 visita all'eremita costretto, al pari del
padovano, a compiere miracoli di memoria per ricordarsi la forma
degli attributi femminili; operazione da concludersi alla svelta,
perchè poi c'è da trasformarsi in lupo, col
rischio di beccare una schioppettata dal pecoraio che, disperato per lo
stermino del
gregge, ha già bestemmiato tutti i santi del Paradiso.
Si
potrà avere un minuto per tirare il fiato? Nemmeno per
sogno, a
meno che non si voglia arrivare con imperdonabile ritardo al
capitolo delle clarisse pieno zeppo di monache (è il caso di
dirlo) assatanate dall'astinenza. Peggio di Fregoli; insomma una vera e
propria vita d'inferno.
Chiaro
che, sottoposto a questi ritmi, un povero diavolo rischia di perdere
la bussola. E quando ciò accade sono dolori. Finisce che si
gonfia
il petto e si fa cresce i capelli, magari mette anche del rossetto
però dimentica di aggiornare il sottovita. L'indotto in
tentazione,
che pure promette bene, comincia a palpeggiare il toccabile, trova
duro e subito cambia espressione e tono: "Via di qua brutto travestito!
Con chi c. credi avere a che fare?" Un'altra
clamorosa sconfitta da mettere in conto (senza contare
l'umiliazione). Altre volte, sempre per colpa della maledetta fretta,
la trasformazione awiene alla carlona, al punto che,
vedendolo intrufolarsi nella dimora di qualche sant'uomo, non ci si
potrebbe sottrarsi dal chiedersi "Che cavolo sarà andata a
fare in canonica Platinette?"
LINGUA,
LINGUAGGI E MODI DI DIRE
La
prima è quella che cercano d'insegnarci a scuola. Impresa
ingrata
dal momento che gli stessi docenti, quand'anche dovessero conoscerla
alla perfezione, se ne guardano dal praticarla per non
passare da marziani. Come dire "Impara l'arte ....... Per
forza ! Passato il tempo di chi andava a risciacquare i panni in Arno,
l'italiano, già rivestito dalle pezze variopinte di tanti
localismi, è costretto a vedersela anche con gli
incasinamenti
ingenerati dalla società multietnica. Va da sé
che cercare di
esprimere secondo canoni cari ai puristi concetti della vita di
tutti i giorni è come voler tradurre in latino una relazione
sull'informatica. La lingua, lungamente soverchiata da incursioni
dialettali, francesismi, inglesismi (e chi più ne ha
più ne metta)
risulta simile ad un alloggio con suppellettili coperte da una
spessa coltre di polvere; dove, se pure ti viene la tentazione di dare
una ramazzata, finisce che ti cascano le braccia al solo
pensiero di quanto ti toccherebbe sfacchinare. Raffrontata al
linguaggio corrente, presenta differenze non dissimili da quelle che
separano la musica da camera dai ritmi serrati d'una discoteca.
Non
è il caso di tentare riesumazioni il cui Iezzo minaccerebbe
di
ridurre al mutismo gli incauti praticanti. Si tratterebbe,
piuttosto, di trovare quel giusto mezzo che consentisse per tutti un
linguaggio da cristiani; sciolto, comprensibile quindi umanamente
accettabile. Chi proprio non si tormenta nel tentativo di gettare
ponti tra lingua e linguaggio può avere buone
probabilità di
intrupparsi con successo tra i confezionatori di fiction televisive.
Nessuno mi toglierà dalla testa che quegli spettacoli
vengano
confezionati ad esclusivo uso e consumo della fauna geriatrica;
l'unica in grado di sorbirsi (complice l'incalzante sordità)
clisteri fraseologici capaci di allungare una dichiarazione d'amore
fino a quando la graziosa destinataria non s'è trasformata
in una
vecchia decrepita; gli stessi che impongono non meno di venti di
trasmissioni per narrare col dovuto garbo una normale faccenda di
corna. La mente corre con raccapriccio al voltastomaco causato da
quei riassunti delle puntate precedenti che sono altrettanti revival
dell'antiquariato terminologico. Immaginate come potreste reagire
se al telefono vi si rispondesse: "la fanciulla non è ancora
rientrata nella sua dimora. Potreste interpellare il suo genitore
onde acquisire ulteriori ragguagli circa le sue ultime
vicissitudini. A me è successo, entrando in un bar, di
trovarvi due
tipi trattenuti a stento dal darsele di santa ragione. Motivo del
litigio ? L'ingiuria nuova e tremenda pronunciata da chi si era
spinto a definire l'awersario più palloso d'una telenovela.
Oltre
che ai parolieri di siffatte storie la Lingua con la "L"
maiuscola pare risulti del tutto indispensabile a quanti strappano
la giornata "condensando" (come diceva Churchill) il minimo delle idee
nel massimo di parole. Sono i curatori
fallimentari dell'istruzione pubblica e quanti si accaniscono sulle
pagine culturali dei periodici al solo scopo d'incoraggiare
l'analfabetismo di ritorno. Ricordo ancora traumatizzanti esperienze
liceali legate all'ora di filosofia. Insensibile alle epidemie
influenzali (ed a tutti quegli accidenti che di norma interrompono
il lavoro dei comuni mortali) arrivava, puntuale come una cambiale,
il docente di ruolo. "Andate a pagina....." Ed al
disgraziato di turno toccava declamare per una buona mezz'ora brani
mostruosamente incomprensibili. Molti trovavano sollievo allo
strazio sfogliando sottobanco riviste che poco avevano a che vedere
con i grandi maestri del pensiero, e che inducevano gli imboscati
degli ultimi banchi a compiere azioni che non è il caso di
rievocare. Gli stessi argomenti, se trattati con la prosa di De
Crescenzo, possono rivelarsi interessanti ed attraenti. Merito dello
scrittore che tende a far coincidere la lingua scritta con quella
parlata.
Quando
l'italiano medio si vede costretto a mettere nero su bianco un
qualche concetto che pure gli frulla chiaro nella testa non
può fare
a meno di sottoporsi a fatiche che ricordano gli sforzi delle
partorienti. Poniamo che intenda significare al destinatario: "Brutto
disgraziato. Sono tre mesi che attendo il tale
rimborso. Cos'aspettl a deciderti ?" Dopo aver sudato a lungo
su versioni poi regolarmente cestinate finirà per inviare un
messaggio redatto press'a poco così:"Egregio, Impellenti
nonchè impreviste necessità familiari mi motivano
a rivolgerLe,
con la presente, cortese preghiera di voler prowedere quanto prima
al rimborso delle note spettanze di mia competenza. Certo di poter
contare sulla Sua sensibilità, chiedo scusa per il disturbo
arrecatoLe, La ringrazio fin da ora sentitamente mentre colgo
l'occasione per porgerLe....... “
Se
così ci esprimiamo con chi vorremmo sputare in faccia,
è facile
prevedere le fatiche sovrumane che dovrà sobbarcarsi chi si
trova alle prese con la scrittura per sollecitare favori o
raccomandazioni.
Siffatte
divaricazionì, molto meno accentuate in altri paesi
dell'occidente,
causano più d'un guazzabuglio quando si cerca di capirsi tra
persone di differente nazionalità. Affrontando un testo in
francese
troviamo che il tizio s'è lasciato fottere dal caio. Se chi
traduce procede alla lettera farà passare per omosessuali
entrambi i
protagonisti. In caso contrario (e specie se l'opera è
destinata a finalità didattiche) si esprimerà,
nella meno peggiore delle
ipotesi, in termini di “turlupinatura operata in danno
dell'altrui dabbenaggine”.
La
faccenda diventa ancor più seria quando si passa dal libro
alla
cinematografia. L'inglese, segnatamente nella variante USA, pare
fatto apposta per indicare in maniera spiccia cose e situazioni.
Mettiamoci nei panni di chi deve doppiare un aspro battibecco tra
marito e moglie. Due minuti di proiezione sono per ì coniugi
più
che sufficienti a cantarsele di santa ragione. Per dire le stesse
cose, bene che vada, all'italiano non ne bastano cinque. Si potrebbe
riproporre l'intera sequenza realizzandola al rallentatore se quei
dannati non mimassero la lite gesticolando a tutto spiano. Non
resta che ripiegare sul collaudato sistema dello scioglilingua e
ficcare in bocca ai divi molte più parole di quante
potrebbero
pronunciarne. Così, quando il film comincerà a
girare per le italiche sale molti resteranno sbalorditi nel constatare
la
velenosità che caratterizza il menage delle coppie
d'oltreoceano.
Qualcuno, in vena d'imitazioni, cercherà di sperimentare la
cosa
tra le pareti domestiche. Ma i più usciranno dal cinema con
la
ferma convinzione che gli americani siano portati per natura
all'isterismo ed all'assidua frequentazione degli strizzacervelli.
I
guai dell'italiano hanno origini piuttosto remote. Prendiamo due
letterati inglesi del 5 e 600. Shakespeare e De Foe ? Il primo non
è
che guadagnasse gran che, tuttavia riusciva a campare su quanti
(pur rischiando la pelle appollaiati fra le traballanti strutture
dei teatri dell'epoca) non mancavano di andare a sorbirsi le sue
tragedie. Il secondo riusciva addirittura a ricavare da iniziative
editoriali di che pagare (sia pure in parte) i numerosi creditori
che lo assillavano.
Qui
da noi, invece, tutta un'aItra musica.
Chi proprio non sapeva trattenersi dal
realizzarsi a mezzo carta
calamaio e penna sarebbe finito al manicomio se avesse fatto conto
di vivere vendendo al pubblico i propri scritti. Era già
tanto se
non finiva carcerato o pesantemente mazziato alla prima occasione.
Insomma, per evitare disgrazie e riempirsi lo stomaco, doveva
affrettarsi a rintracciare chi potesse assicurargli pranzo colazione
e cena insieme ad un discreto rifugio contro malintenzionati sempre
pronti a fargli la pelle.
I
mecenati; ecco il tipico surrogato nostrano degli editori ! Pensando
a costoro uno s'immagina che fossero dei gran signori amanti delle
lettere; quanto meno degli illuminati. Tutte balle sparate dai testi
scolastici per glorificare un passato che non lo merita. Quella era
gente che aveva capito con largo anticipo l'importanza del buon
look e delle public relation. Mettiamo che il duca di Vattelapesca,
fatti quattro calcoli, avesse ritenuto finanziariamente utile
affrettarsi ad impalmare la vezzosa marchesa di Nonsisadove. Come
avrebbe dovuto regolarsi? Discendente da un'illustre dinastia di
analfabeti, avrebbe rischiato di mandare tutto a monte qualora si
fosse limitato a circuire la signora con grossolani apprezzamenti.
Unica ancora di salvezza il poeta di corte. A costui l'onere di
glorificare al meglio origini ed imprese della casata che prowedeva
a sfamarlo; a lui, ancora, la grana di porre in bocca al suo datore di
lavoro le rime più idonee ad ammorbidire le resistenze della
nobildonna. Va considerato che, anche al quel tempo, la concorrenza
non era fenomeno da prendere alla leggera. Il posto da pennivendolo,
del tutto appetibile in quanti non avevano eccessiva propensione
per la vanga, poteva saltare da un momento all'altro. Ecco
perchè i
letterati in carica ingaggiavano tra loro estenuanti gare a chi le
inventava più grosse sugli antenati dei rispettivi signori;
gentaglia giunta da poco nel possesso d'un feudo e tagliagole della
peggior risma si scoprivano così discendenti da Carlo Magno,
da
Giulio Cesare, quando non addirittura da personaggi mitologici.
Magniloquenze, ampollosità varie e retorica a tutto spiano
fanno
ormai parte del nostro DNA letterario e non è facile
scrollarcele
di dosso. Tanto più che ad esse si accompagnano stili di
complemento che formano altrettante lingue nella lingua. Qualcuno
ricorda la stele di Rosetta ?
E
quando mai sarebbero riusciti a decifrare i geroglifici se non si
fossero scovate le sue traduzioni demotiche, ieratiche e greche? Beh
! Col nostro burocratese si verifica press'a poco la stessa cosa.
Dovete trovare chi sia in grado di tradurvelo in italiano
sennò
saranno c.. Qualcuno, ingenuamente, troverebbe da obbiettare
sull'opportunità di tenere in vita terminologie morte o,
quanto
meno, sconosciute ad un pubblico non particolarmente versato nelle
discipline crittografiche. Per comprendere le motivazioni che ne
giustificano la soprawivenza occorrerà soffermarsi sul
fenomeno
delle campane. Vi siete mai chiesti perché, pure in presenza
di una
civiltà pullulante di svegliette e vari altri marchingegni
elettronici, non passa notte senza che i campanili segnino con i
loro rintocchi ore, mezz'ore e quarti ? C'è forse, ignota ai
profani, qualche remota esigenza di tipo liturgico che li obblighi
a farlo ? Niente affatto ! Mettiamoci nei panni dell'inquilino d'un
alloggio posto nei paraggi. S'è appena assopito quando due
di quelle micidiali botte lo mandano fuori dai gangheri. Probabilmente
bestemmierà il primo santo che gli passerà perla
testa. Ma, anche
se refrattario alle pratiche religiose, non riuscirebbe a
dimenticare l'esistenza dei sacri edifici.
Con
la burocrazia è peggio. Essa non ha credenti; dispone
unicamente di
disgraziati sui quali far gravare la propria presenza linguistica con
l'unico scopo di giustificare i costi che comporta per la
collettività.
Se
un moto di salutare pietismo ci spinge a non soffermarci oltre
sull'argomento nulla può esimerci dal trascurare la presenza
di
altre magagne. Ed intendo riferirmi alla penosa questione dei modi
di dire.
Aprite
un giornale e vi salta agli occhi la notizia d'un suicidio. A meno
che siate fuori di testa la faccenda non sarebbe tale da farvi
sghignazzare. Un poveraccio ha scelto di sottrarsi a quel modo alle
angherie dei cravattari (cosa che la dice lunga sulla fiducia nella
giustizia). Intanto quel burlone di redattore incaricato del
servizio lo ha titolato "Braccato dagli strozzini - Si spara".
Un'impresa che va oltre il coraggio necessario per farla finita.
Non occorre essere geni per valutare che, per
“spararsi” come si
deve, si sarebbe costretti a prender lezioni dalle maestranze del
circo Orfei. Da uno di quei signori, per l'esattezza, che, dopo
aver indossato gli abiti del pagliaccio, entra nella bocca d'un
grosso cilindro carico di polvere nera dal quale c'è chi
s'incarica
di proiettarlo secondo una traiettoria che, se tutto fila per il
verso giusto, gli consentirà di aggrapparsi al palo
appositamente
istallato all'altro capo del tendone. D'obbligo, a questo punto, un
consiglio per aspiranti suicidi contrari ad attribuire significati
comici al loro gesto: impìccatevi, lanciatevi (scioperi
permettendo) sotto un treno, scolatevi un fiasco di vino al
metanolo, ma evitate (costi quel che costi) di puntarvi una pistola
alla tempia. Nutro invece seri dubbi circa l'opportunità di
azzardare analoghi consigli ad assassini dalla lupara facile. Del
tutto refrattari ai richiami del bon ton costoro continuerebbero a
crivellare le loro vittime fottendosene del fatto che i quotidiani
si affretterebbero a titolare: "Spara la moglie - Si barrica
in casa da dove cerca di fare altrettanto con i carabinieri".
Tra
le croci poste sulle spalle di quanti, pur non aspirando al Premio
Strega, cercano di esprimersi in maniera decorosa la più
dura da sopportare resta quella dei sinonimi. Tipiche squisitezze di
quando
l'umanità risultava più o meno equamente
ripartita tra analfabeti
e letterati.
Gente
che viveva di rendita senza combinare un c. (v. Alfieri) ed
awenturieri che avevano abbracciato tale professione per poter fare
altrettanto (v. Casanova) non avrebbero potuto soprawivere
in
un mondo privo della possibilità di cincischiare a piacere
con
ciascun vocabolo. Tanto è vero che, a tempo perso (si fa per
dire), l'evaso dai Piombi ingaggiava furiose diatribe con il
contemporaneo
Voltaire per dimostrare che quanto a dovizia di
sinonimi
l'Italia poteva fottersene largamente della Francia. Ma caliamoci
nella società attuale dove, se siamo in grado di metterci
una mano
sulla coscienza, non dovremmo faticare a riconoscere che ci
eviteremmo un sacco di rotture qualora fosse disponibile un solo
termine per ciascun vocabolo. Porca miseria ! Mi trovo che son di
corsa. Da sotto c'è chi mi sollecita con continui rimbrotti
via
clacson, ed io devo lanciare una SMS alla mia donna per dirle che
trovo la sua idea semplicemente splendida. Ecco affacciarsi il dubbio:
è giusto definire splendida la proposta d'una puntata in
pizzeria ? Dopo aver scartato termini come luminosa e folgorante,
finisco per starmene indeciso tra magnifica ed eccezionale. Intanto
chi attende per strada è sempre più nervoso; lo
dimostra il fatto
che è sceso dall'auto e tiene incollato il dito al
campanello.
Finisce che rinuncio al messaggio ed infilo le scale pur gravato
dalla consapevolezza che l'omissione potrebbe costarmi cara. Molti
sinonimi devono poi la soprawivenza alla pruderie di scriventi che
si farebbero scannare piuttosto di chiamare le cose con il loro
nome. Individui che, a lasciarli fare, non esiterebbero a mettere
mutande alle statue. Non è questione di perbenismo. Gente
che non
esiterebbe a dare della testa di c. a quanti intendessero importunarla
è la stessa che, di fronte al foglio di carta, viene
colta dalla sindrome delle dame di corte vittoriane. Tirata per i
capelli a soffermarsi su di una specifica parte anatomica perde la
testa e ripiega su termini quali: organi, membri e, tutto al
più,
falli. Nulla di male se non fosse per il fatto che, contrapposta ai
sinonimi, si erge impettita la controcategoria degli omonimi.
Situazione foriera di obbrobriosi equivoci. Poniamo che vi capiti
sottomano uno scritto del seguente tenore: "Egregio, Mi sono
soffermato a lungo sugli inconvenienti da Lei lamentati circa il
funzionamento del Suo organo. Convengo sul fatto che ormai lascia molto
a desiderare, ma cosa vuol farci ? Tenga conto che per tanti
decenni, pur sottoposto ad un uso che Lei stesso definisce /ogorante,
non è mai venuto meno al suo compito. Si potrebbe provare a
rimuovere almeno qualcuno dei difetti riscontrati, ma devo
onestamente preawertirLa che, comunque, sarebbe del tutto illusorio
attendersi dallo stesso le prestazioni d 'un tempo”. Potrebbe
trattarsi della coscienziosa perizia dell'accordatore cui
s'è
rivolto il parroco per tentare un passabile restauro dello strumento
che accompagna le messe cantate. Ed è di sicuro
ciò a cui
pensereste qualora la missiva non recasse da qualche parte la
discreta intestazione d'un urologo. All'opposto. "Il membro
si levava maestoso tra la meraviglia degli astanti lasciando
chiaramente intendere che sarebbe risultato vano qualsiasi tentativo
di piegarlo, o anche semplicemente di ammorbidirlo " Un brano
tratto dalla prosa di De Sade ? Niente affatto ! Un semplice passo
del banale e castigato verbale d'un consiglio d'amministrazione. E
che dire di espressioni del tipo "la donna veniva colta in
fallo" ? Gravissima se riferita a protagonista minorenne;
addirittura ributtante se rivolta all'indirizzo di megera
ultraottantenne.
IMPREVISTI
Parate
di star, danze folcloristiche ed esibizioni acrobatiche
rappresentano, specie se trasmesse in diretta, altrettante
inconfutabili prove del ruolo protettivo giocato dalla prowidenza.
Impossibile cuccare un artista che, colto dagli stimoli della
diarrea, se la squagli discretamente dietro le quinte. Del tutto
improbabile che, tra una giravolta e l'altra, qualche ballerina con
la testa fuori quadro, finisca col sedere per terra. Tutto il
contrario di quanto accade fuori dal palcoscenico. Ne sanno qualcosa
i soliti ignoti, i cui dati anagrafici, a dispetto del termine,
finiscono spesso nelle questure di mezz'Italia per imprevisti vari
che mandano a puttane imprese coscienziosamente pianificate. Quando non
si tratta del palo finito al pronto soccorso per il casuale
incontro con un creditore è la volta del piede di porco che
proprio
non se la sente di separarsi dalla serranda, o della lampadina
tascabile che, fulminandosi al momento dell'allarme, spinge gli
intrusi a scambiare uno sgabuzzino per l'uscita.
Tutto
induce a pensare che l'imprevisto risparmi sempre ed esclusivamente
gli operatori dello spettacolo. Provate ad attendere per l'ora fissata
l'arrivo di un tour operator e vedremo se ve la sentireste di
darmi torto. Arriverebbe con almeno tre quarti d'ora di ritardo
imputando il disguido ad una serie di eventi tanto imponderabili da
rasentare il paranormale. Talvolta la predisposizione all'evento
è
una variante tipica di certi aggeggi. Quando accade di sbatterci il
grugno è impossibile porre rimedio. Non potrete farci
niente;
inutile incazzarsi, imprecare o dannarsi l'anima fino a rovinarvi la
giornata. Prendiamo il caso delle chiusure lampo; pratiche,
funzionali e discrete fin che si vuole, ma sempre pronte a far
pagare a caro prezzo la bontà di siffatte prestazioni. Vi
allontanate con una scusa dalla riunione che sta per decidere della
vostra carriera. Raggiungete il bagno, ve ne servite con
comprensibile celerità, ma..al momento di concludere, quella
si blocca conferendo all'indumento l'aspetto d'un animale in attesa
della pappa. Poichè non siete tipo da scoraggiarsi alla
prima
contrarietà, prowedete a munirvi d'un consistente blocco per
appunti idoneo a camuffare la “ferita” per il resto
della riunione. Rientrando scorgete il capo che fruga spazientito nei
cassetti della scrivania. Al vostro apparire il viso gli si
illumina: "Bentornato Rossi ! Mi favorisca quel notes ...grazie
!" Glielo porgete dopo aver riguadagnato la sedia. La vostra
menomazione potrebbe sfuggirgli, non fosse per la collega;
un'accanita seguace delle pari opportunità, che s'affretta a
rivelargliela puntandovi sopra una faccia afflitta da studiato
rossore. Siete fottuti! Quella che per il capo ha tutta l'aria d'una
imperdonabile dimenticanza costituisce irrefutabile prova a carico
della vostra dubbia affidabilità. Occhio anche ad alcuni
prodotti
della farmacopea , realizzati, di norma, in confezioni destinate
con ogni evidenza all'uso di intere comunità, ma dalle
quali,
all'occorrenza,è del tutto impensabile ricavarne una sola
dose per via di tappi e coperchi sulla cui rimozione è
inutile cimentarsi
prima d'aver frequentato appositi corsi. Tormentati dal mal di capo,
vi armate di bicchiere e ponete mano al flacone fresco di farmacia.
Dopo svariati tentativi di svitamento manuale provate a rimuovere
l'ostacolo ricorrendo alla presa dello schiccianoci. Niente da fare
! La microscopica scritta stampigliata sull'involucro v'induce a
rintracciare la lente che il nonno usa per i giornali. Come foste
alle prese con una caccia al tesoro, apprendete che, dopo aver dato
un mezzo giro a sinistra, dovete virare decisamente in direzione
opposta mantenendo invariata la pressione verso il basso. Manco a
farlo apposta andate incontro al secondo fallimento per colpa
dell'anello che mantiene il tappo ancorato alla filettatura e che
rivela doti di strenua resistenza al rabbioso sfregamento del
coltello da cucina. A meno che non siate prowisti d'un seghetto per
vetro dovrete desistere. Poco importa se, nel frattempo, il mal di
testa ha raggiunto livelli tali da farvi sbattere il capo contro le
pareti. Non di rado l'imprevisto è indissolubilmente
concatenato al
prezzo di aggeggi realizzati con la pretesa di fronteggiarlo.Non per
nulla chi li produce, esaltandone la convenienza economica, non
manca di proporveli in confezioni atte a scoraggiare preventive
cuoriosità circa il loro funzionamento. Andate dal tabaccaio
è del
tutto naturale che siate attratti dai graziosi pacchettini impilati
in bella mostra sotto la scritta "PIOGGIA ? NO, GRAZIE !"
Prima che lo chiediate la commessa vi dirà che vanno come le
ciliegie: "Un impermeabile realizzato in plastica speciale derivata da
sperimentazioni aerospaziali....Certo...... Volendo
...più che riutilizzabile". L'arnese è meno
ingombrante delle sigarette che state acquistando. Tanto vale prenderne
uno. Da
lì a qualche giorno non si capisce che tempo
farà. Ma non è più
il caso di sobbarcarsi il fastidio del classico ombrello. La pioggia
vi coglie a metà d'un vialone alberato. Ponete mano al
pacchetto
compiangendo i disgraziati che intanto cercano di ripararsi alla meno
peggio sotto parapioggia di classe ultrapieghevole. L'impermeabile
si presenta compresso in un sacchetto tipo sottovuoto e che difende
strenuamente la propria integrità. Pur di lacerarlo lo
addentate
ripetutamente al riparo di un olmo fino a quando non ne estraete una
cosa improbabile ed evanescente che vi svolazza da tutte le parti.
La pioggia aumenta d'intensità ed ancora non vi riesce di
scoprire
dove infilare le braccia e dove la testa. Vi sorprende che
l'indumento risulti aperto sul davanti come sul di dietro.
Realizzate che il tutto è destinato ad essere fermato da una
fascia/cintura solo dopo che quella è caduta in un rigagnolo
dove
naviga verso ignote destinazioni. Il raffreddore che a conclusione
dell'impresa non mancherà di inchiodarvi tra le pareti
domestiche
vi darà modo di imprecare finchè vorrete contro
plastiche
anti-pioggia e connesse ricerche aerospaziali. Non parliamo delle
piastrine salvavita da sempre proposte nelle pubblicazioni sul
survival e la cui utilità, all'atto pratico, potrebbe essere
apprezzata solo da un naufrago impazzito. A cosa serve che rechino,
sagomata in sapiente successione, tutta una serie di giradadi quando
potrebbe servirvi una robusta lama ? E che dire della bussoletta
graziosamente incastonata che vi manderebbe a sbattere
chissà dove? Osservandole al contafili scoprireste perfino
la presenza d'una sega
universale; peccato che non abbiate la necessità di compiere
delicate operazioni sugli stuzzicadenti; unico impiego in cui
l'aggeggio non temerebbe rivali. Truffe dei produttori ? Non
scherziamo ! Chi immette in commercio siffatta paccottiglia
è entrato per tempo nei meccanismi psicologici dei
potenziali clienti;
tutta gente che vuol muoversi e viaggiare autoilludendosi di non
aver trascurato l'imponderabile. Nel caso specifico dei salvavita
c'è solo da augurarsi che i temerari possessori non
s'awenturino
mai lungo itinerari più impegnativi della
Roma-Civitavecchia. Tornando agli imprevisti che possono affliggere
gente meno anormale
degli acquirenti di certi souvenir salta agli occhi come la parte
del leone spetti di diritto alle chiavi di casa. Di solito se ne fanno
tre copie; precauzione che, all'occorrenza, non mancherebbe di
rivelarsi del tutto superflua. Avete accompagnato in ferrovia la
vostra metà che vi precede nelle ferie. Abbracci, baci ed
arrivederci a presto. Dopo che il convoglio s'è trasformato
in un
puntino lontano lontano, muovete verso casa con la mente impegnata su
come affrontare al meglio le incombenze domestiche piovutevi tra
capo e collo. Studiate, in altri termini, come evitare il
lavaggio dei piatti, mentre, pur digiuni di orticoltura, cercate di
scoprire per quanti giorni le piante possono soprawivere alla
mancanza d'innaffiamento. La cura del cane non vi
affaticherà più
di tanto dal momento che avete ponderato per tempo a chi affidarlo.
Unico impegno capace di destare qualche inquietudine: la
raccomandazione circa lo sbrinamento del frigo, che la signora non
ha mancato di riempire all'inverosimile per tema di ritrovarvi
morti d'inedia. Davanti al portone non vi riesce di trovare le chiavi.
Dopo aver frugato più volte nelle tasche rivoltate il
borsello con una frenesia tale da autorizzare nei passanti il
fondato sospetto che possiate averlo fregato da qualche parte. "C.
!" (l'esclamazione è d'obbligo) Ed ora ? Impossibile
ricorrere ai duplicati dal momento che il primo è nei
bagagli della
signora mentre l'altro riposa tra le mura domestiche discretamente
occultato dietro il quadretto finto naif dell'ingresso. Certi come
siete di averle tenute a portata di mano vi sottoponete a sforzi
d'introspezione psicologica degni d'uno strizzacervelli. Correte
trafelati fino all'edicola. Niente ! Ricordando d'aver preso un
caffè percorrete altri quattro isolati e vi riaffacciate
affannati
alla porta del bar. Il gestore esclude categoricamente che possiate
averle lasciate sul bancone. Ve lo dice, tuttavia, accompagnando le
parole con una strana espressione; una via di mezzo tra ghigno e
sorriso. Qualche allarme non sarebbe del tutto ingiustificato se si
considera che sul conto dell' interpellato circolano pettegolezzi
tali da far rizzare i capelli. E se le avesse intascate a bella
posta per poi svaligiarvi l'alloggio in tutto comodo? In capo ad
un'ora optate per l'intervento dei pompieri. Il loro arrivo non
manca di attrarre capannelli di curiosi tra i quali è
scontata la presenza di chi ha la fissa per l'aspirante suicida
barricatosi in
casa. Siccome non manca nemmeno chi ha un debole per le fiamme, una
volta messa in circolo, la voce d'un principio d'incendio spinge a
tumultuosa fuoruscita anche i condomini meno sensibili a ficcare il
naso nelle faccende altrui. Quando, al termine di operazioni che
ricordano gli arrembaggi della Filibusta, la porta finalmente cede,
correte a rimuovere il pannello naif per scoprire subito dopo che la
serratura risulta ormai inservibile. Considerato che (a meno si
tratti di doppiolavoristi) i vigili del fuoco non prowedono alle
riparazioni, dovrete affrettarvi a contattare il più vicino
negozio
di ferramenta; l'ultima tappa d'un calvario che risulterebbe
praticabile qualora la compagna della vostra vita avesse scelto di
partire in una giornata diversa dalla domenica. Per
qualche tempo dovrete starvene barricati in casa, accontentandovi di
svuotare scatolame e sturandovi a dovere le orecchie per sventare non
improbabili infiltrazioni di malintenzionati. Talvolta gli
imprevisti giocano a concatenarsi e quando ciò accade
è difficile
per chi li subisce cancellarne il ricordo. Rammento il caso toccato
ad un mio amico e che lo sventurato si decise a narrarmi solo dopo aver
ricevuto solenni impegni a tener segreta la cosa. Il
protagonista dell'amara vicenda, afflitto da cronica stitichezza,
solo in casa, stava concentrando al massimo le proprie energie
nell'ennesimo tentativo di esternare frutti la cui produzione
rappresenta per i comuni mortali fonte di non trascurabile sollievo.
Quando pareva che qualcosa cominciasse a muoversi ecco che il
telefono attaccò a spernacchiare con un'insistenza del tutto
insolita. Addio concentrazione ! Dopo una decina di squilli la mente
dello sventurato cominciò ad arrovellarsi sulla possibile
identità dello scocciatore. Fermamente deciso a restare
incollato nella
postazione dovette cambiare idea quando ricordò del tizio
che, più
volte sollecitato alla restituzione d'un prestito, aveva assicurato
che si sarebbe fatto vivo in giornata. "Vuoi vedere che è la
volta buona ?" E per non dare all'altro la soddisfazione di
riattaccare si precipitò all'apparecchio con le chiappe in
plein air. Sorpresa ! Dall'altro capo del filo la voce suadente d'una
sconosciuta pareva animata dalla ferma intenzione di non volerlo
mollare. Non si riusciva ad intuire cosa veramente cercasse e ce ne
volle per capire che si trattava di una di quelle rotture
eufemisticamente denominate iniziative promozionali. Quando chi vi
telefona modula la propria vocalità sulle note delle chat
line è
difficile staccare di brutto. Mentre il malcapitato cercava di far
capire come proprio non fosse il caso d'insistere si udì il
tipico
sferragliare della serratura. Impossibilitato a riguadagnare la
toilette, e mentre già vedeva schiudersi la porta
d'ingresso, lo
sventurato cercò di tuffarsi nell'unico rifugio a portata di
mano ;
lo stanzino adiacente all'apparecchio. Dannazione ! Il ripostiglio
era chiuso a chiave. Allo sventurato non restò che
spiaccicarsi
contro la parete dell'ingresso congiungendo le mani su quelle che
un tempo si usava definire vergogne. La comparsa della moglie sulla
soglia di casa gli fece tirare un sospiro di sollievo. Per un momento
aveva temuto l'arrivo d'uno dei rampolli (ed era raro che
quelli si presentasero da soli). La povera donna se ne restò
intontita per una frazione di secondo; quanto bastò
perchè l'amica che la seguiva riuscisse ad intrufolarsi con
allegra
disinvoltura. Ecco una situazione che non ci sentiremmo di augurare
nemmeno al peggiore dei nemici. Superato lo choc iniziale, la nuova
venuta, cercando di sdrammatizzare: "veramente ..... ..venivo
per vedere come avevate risistemato l'ingresso"; una battuta
che, date le circostanze, avrebbe fatto meglio a risparmiarsi.
IMPERDONABILI
OMISSIONI NELLA "DIVINA COMMEDIA"
Sì..lo
so! Un'opera immortale,....D'accordo! Un capolavoro, .... ..Il top
della produzione letteraria d'ogni tempo e paese.
Tuttavia..... se
me lo chiedeste, vi confesserei, in tutta franchezza, che proprio
non saprei a cosa imputare la "buca". Un'imperdonabile
lacuna nella trattazione de "L'Inferno". Sarà che il
Poeta rischiava di perdere la coincidenza per il Purgatorio.
Sarà
che s'era schifato di starsene per tanto tempo a diretto contatto
con la feccia dei trapassati. Comunque è un fatto che il
grandioso
reportage sulle strutture penitenziarie dell'aldilà sorvola
disinvoltamente su quello che non poteva non essere il girone
più
famigerato e (quest'è certo) sovraffollato delle dannate
bolge. Mi
riferisco, per chi non l'avesse ancora intuito, al luogo della
destinazione finale cui sono prenotati tutti i fessi che affollano,
da vivi, l'intero orbe terraqueo. Se appena vi si fosse soffermato,
il sommo vate, avrebbe potuto ricavarci un'opera in grado di
anticipare di secoli la diffusione a dispense delle monumentali
monografie che attualmente intasano le edicole del Belpaese; cosa da
far schiattare d'invidia quanti oggi vivacchiano sfornando roba del
tipo "L'orologio in 240 fascicoli". Che c'entrano i
fessi? Poco o niente se consideriamo una bazzecola il fatto che
rappresentano, da sempre, la maggior forma d'istigazione a
delinquere. Ahi voglia Satana a pavoneggiarsi nei pomposi panni
dell'eterno tentatore. Sprowisto di siffatti preziosi alleati, i
suoi tentativi non riuscirebbero a produrre effetti superiori a
quelli di una qualsiasi "mosca cocchiera". Prendiamo, ad
esempio, falsari, ladri e truffatori. E' chiaro che perfino i
più
ferrati nella categoria dovrebbero correre a riciclarsi in qualche
altra professione qualora dilagasse una pestilenza in grado di
abbattere selettivamente il maggior numero di fessi che circolano
liberamente sul pianeta. Anche per i bugiardi sarebbero c. Quanto
agli ingordi va da sé che stenterebbero a trovare di che
sfamarsi
qualora dovessero fronteggiare gente poco propensa a lasciarsi
fottere con grande facilità. Vogliamo parlare dei
fornicatori? Una
categoria nella quale dubito che Dante intendesse includere la
clientela di quanti già scontano su questa terra (v. listini
aggiornati in euro) la debolezza di certe prezzolate frequentazioni.
A chi altri poteva riferirsi se non a coloro che trovano il modo di
prowedere gratis alle proprie necessità ricorrendo alla
"comprensione" delle "donne d'altri"? D'accordo
che è questione di corna (v. Paolo e Francesca), ma
è indiscusso che, anche nella fattispecie, è
vasta la fauna di quelli che certe
cose se le vanno proprio a cercare. La pena per i fessì? Io
già
me li immagino perennemente attorniati da uno stuolo di diavoli
espertissimi a barare in poker, tresette e scopone scientifico.
Prevedo, anche, che, ogni tanto, li si lascerebbe vincere, ma solo
per togliersi lo sfizio di poterli poi allegramente derubare.
COME
T'INCASINO L'ARCHEOLOGIA
Da
una fantacronaca risalente al XXI secolo
PREMESSA
In
un'afosa giornata del remoto estate 2006, languidamente
spaparacchiata sul divano posto sotto una malriuscita imitazione di
Botero, attendendo che le telefoni l'amante, una signora tatuata
alla moda, se ne sta col cavetto del telefonino attaccato
all'orecchio. Intanto prova ad ingannare il tempo scorrendo i titoli
in prima pagina di un quotidiano sul quale troneggia il faccione di
Prodi affiancato da un'istantanea che inquadra, a tutto campo ed in
pompa magna, SS Benedetto XVI (leggi Sua Santità, a scanso
di
deplorevoli confusioni con la sigla dell'omonimo corpo scelto che
andava tanto di moda settant'anni fa - n.d.r. per profani). Sono le
16, 35' e 12" quando scoppia improwiso il più devastante dei
cataclismi. E' la natura che, vendicandosi della diffusa strafottenza
riscontratasi sui Protocolli di Kioto, reagisce in modo
tanto efferato da superare le più catastrofiche previsioni
di
menagrami e verdastri più pessimisti di Pecoraio Scanio. Un
casino
tellurico della madonna con connesso tremendo maremoto sconvolgono
la sfera terrestre fino a cancellarvi ogni traccia di vita umana,
che viene ricacciata implacabilmente nelle viscere della
terra. Unici scampati pochi membri di una sperduta tribù di
boscimani che, non avendo mai avuto contatti col resto del mondo,
costringeranno la futura umanità a ricominciare tutto
daccapo.
DIECIMILA
ANNI DOPO
I
discendenti dei boscimani, dopo aver riscoperto la ruota, la vela,
il gioco del pallone, l'aspirina e le teleconduttrici, conducono
ormai uno schifo di vita non molto dissimile da quella degli
antichi abitanti del pianeta. Nei più prestigiosi circoli
culturali
si diffonde intanto, con strepitoso successo, l'opera di un valente
archeologo che ha avuto culo sufficiente ad azzeccare il sito della
signora sul divano. Non è che ci abbia ricavato
granchè. Si sono
salvati pochi reperti; per l'esattezza:
CAVETTO
DEL CELLULARE (diligentemente catalogato come “Reperto n.1")
DUE
TERZI DI TELA DEL FALSO BOTERO ("Reperto n. 2")
LA
PRIMA PAGINA DEL GIORNALE ("Reperto n. 3”) FRAMMENTO DI
PELLE RECANTE TRACCE DI TATUAGGIO sbiadite ma, tutto sommato, ancora
leggibili ("Reperto n. 4").
E'
incredibile la quantità di dati che riesce a spremere da tre
o
quattro modeste bagattelle chi nasce tagliato a regola d'arte per
investigare sui misteri dei mondi scomparsi. Il quotato studioso ne
ha infatti ricavato una dotta dissertazione di 2.350 pagine
intitolata "VITA E COSTUMI DEL TERRICOLO MEDIO AGLI ALBORI DEL
XXI SECOLO".
Vergognosamente
sprowisto dell'erudizione che mi consentirebbe di apprezzare fino in
fondo il valore dell'opera, non posso fare altro che limitarmi a
trascrivere le didascalie delle quattro tavole fuori testo che ne
arricchiscono la decima edizione.
“REPERTO
N. 1"
"Frammento
di ornamento muliebre la cui sobrietà rivela una qualche
destinazione di tipo votivo, forse legato ai riti della
fertilità,
come lascerebbe supporre la presenza del minuscolo ninnolo
terminale di sagoma fallica".
"REPERTO
N. 2"
"Indiscutibilmente
il più interessante, dal momento che consente di appurare
con accettabile approssimazione quali dovessero essere vestiario e
fattezze degli archeo-terricoli. Addirittura stupefacente la
straordinaria somiglianza di questo loro abbigliamento (pantaloni,
gonne e vestaglie) che pare ricalcare fino all'inverosimile
quello in uso ai nostri giorni". Spiace, quindi, dover
verificare che le dimensioni corporee di quanti lo indossavano
risultano tali da far escludere a priori qualsiasi
possibilità di
apparentamento con l'attuale specie umana. E tanto spiega
perché
più di qualche antropologo a conoscenza di questo mio studio
abbia
teorizzato l'esistenza di un'ancestrale RAZZA SUINIDE. Ipotesi,
questa, fortemente awalorata dai lineamenti del volto che figura al
centro del foglio relativo al "REPERTO N.3."
“Inoltre,
restando allo studio dello stesso frammento, la riproduzione della
vecchietta bìancovestita e riccamente addobbata rivela
quanto
queste società tenessero in conto le esponenti della terza
età,
ritenendole , penso, specie se fortemente decrepite e prossime
all'aldilà, tra le figure più idonee a stabilire
rapporti tra
terrestri e qualche (non meglio identificato) essere
supremo”.
"REPERTO
N. 4"
"Fuor
di dubbio il più enigmatico. Non c'è ancora chi
sia riuscito a
trovare una plausibile ragione sul perché una
comunità in grado di
utilizzare carta stampata continuasse a scarabocchiare sulla
pergamena".
METEMPSICOSI
Croci
e delizie della reincarnazione
E'
da qualche millennio che se ne chiacchiera in giro. Religiosi,
filosofi e sensitivi d'ogni tempo e paese risultano ultraconvinti
dell'autenticità del fenomeno. Beh! Ammettiamolo
francamente! La
faccenda non è tale da lasciarci indifferenti.
C'è di bello, oltretutto, che si presenta più
credibile e meno disgustosa della
prospettiva aperta ai più dal credo cattolico.
Che devo
dirvi?
Fatta eccezione per individui affetti da cronico masochismo, non
è
che la visione di inferni governati da cornuti con tanto di forconi
costituisca il top degli incoraggiamenti per chi si appresti ad
abbandonare questa "valle di lacrime". Meno appetibile,
semmai, l'impossibilità di programmare personalmente il
tenore
della nostra vita futura; anche se, a conti fatti, mi pare giusto
che sia così. Considerando che la faccenda riguarderebbe
proprio
tutti; anche chi arriva al capolinea schifato al punto da non aspirare
a "rifarsi una vita”, pare doveroso non sottovalutare i
casini che si ingenererebbero qualora ciascuno
potesse regolarsi di testa propria. Pensiamo, ma è solo un
esempio, al “pezzo da 9O" ridotto in fin di vita dalle
naturali conseguenze di qualche "sgarro". Come immaginate
che si regolerebbe, disponendo della facoltà di scelta?
Opterebbe
per una sistemazione di tutto rispetto; tale, per intenderci, da
evitargli un futuro da disgraziato travet. Ed a proposte del tipo
"Spazzino comunale con contratto a tempo?" sono certo che
risponderebbe "Scherziamo? Non se ne parla nemmeno!" “Addetto
al controllo della sosta?" "Guardi...che..proprio
non mi sembra il caso” . "Nullatenente nordafricano con
prospettive di sbarco sulle coste italiche?" "Ah!...Ma
allora lo si dica chiaramente che qui si sta a prendere la gente per
il c.!.... Capitano d'industria, o niente!" Ferma restando
l'impossibilità di rinunciare a farlo rinascere liquidandolo
con un
calcione nel fondo schiena, ditemi voi cosa accadrebbe se a ciascuno
fossero consentiti ricatti di questo genere. L'immondizia
sommergerebbe le case dal momento che nessuno troverebbe allettante
il mestiere di andare a raccoglierla. Le auto arriverebbero ad
intasare piazze, cortili, interi tratti autostradali ed in carenza
di multe le casse comunali si ridurrebbero alla mendicità,
mentre
noi italiani resteremmo tagliati fuori da flussi migratori che
sono altrettanti preziosi strumenti di arricchimento culturale. Ecco
perché, non appena cucca qualcuno che sta per tirare le
cuoia,
la prowidenza cosmica s'affretta ad un rimescolamento di carte
capacissimo di riservare a chi aveva condotto un'esistenza da
barbone un futuro da presidente della Banca d'Italia, oppure creando
le migliori premesse perché un pontefice morto in odore di
santità
si ritrovi a gestire il più malfamato dei bordelli. Ma non
basta.
Fortunatamente chi amministra le prospettive dell'aldilà
s'è
preoccupato di far sì che i morituri, una volta restituiti
allo
stato di poppanti, non conservino nemmeno il più vago
ricordo
della precedente esistenza. Ve l'immaginate quali potrebbero essere,
altrimenti, le conseguenze? Per i pirati della strada, ad esempio,
sarebbero c., dal momento che le loro vittime rinascerebbero col
numero di targa stampato nel cervello. La pubblica istruzione
andrebbe incontro a disastri più devastanti di quelli
causati
dalla Moratti, visto che non ci sarebbero più bambini
disposti a
rifrequentare la scuola delI'obbligo; e sarebbe fiato sprecato
andare a cavillare sul fatto che la loro "formazione ' è
quella di un secolo fa. Più sinistrata di tutte, destinata a
sicuro
sfacelo, risulterebbe, infine, la nostra burocrazia. Pensate un po'
a quel che succederebbe nelle code agli sportelli. Scoppierebbe, ad
ogni momento, un casino della madonna, generato da soggetti che,
tumultuando come forsennati, ne scompaginerebbero le fila al grido
di "Lei non sa chi sono io!".
GRAFOMANIA
C'e
una bella differenza tra gli artefici grandi e piccoli della nostra
e delle altre letterature. Flaubert era la disperazione del suo
editore. Quando attaccava a scrivere un libro trascorrevano diversi
anni prima che si decidesse a consegnarlo. Tutto l'opposto di Bruno
Vespa che te li spara a raffica; specie sotto Natale, quando
è
sicuro di guastare le feste a chi, aprendo il classico pacco dono,
spera invano di non ritrovarseli tra i c .... .. Non è
questione di
comportamento imputabile ai canoni del consumismo, ma di un qualcosa
che naviga nel DNA di noi italiani. Non ci credete? Allora andate a
rinfrescarvi la memoria, tanto per fare un esempio, con il
comportamento di Giulio Cesare. Scriveva di continuo. Anche mentre
era sotto le armi non faceva in tempo a posare il gladio che
già
aveva impugnato lo stilo (variante maschile della futura
stilografica) per continuare a buttar giù il 'De bello
gallico'. Non contento di riempire impressionanti lungometraggi di
papiro,
s'attaccava in modo maniacale alle 'epistole', arrivando a dettarne
anche dieci contemporaneamente. Un autentico genio della
corrispondenza portato, tuttavia, a trascurare le incredibili
potenzialità d'incasinamento che, anche a quei tempi,
costituivano irrinunciabile patrimonio dell'organizzazione postale.
Siccome non c'erano ancora le raccomandate, l'esatta individuazione
del destinatario costituiva un optional molto più blando
dell'attuale. Poniamo che Tizio Pomponio, avanzando dei sesterzi
dal dittatore, si vedesse recapitare una lettera che parlava di
tutto tranne che di palanche, come altro avrebbe potuto reagire se non
bestemmiandogli morti e 'lari' fino alla settima generazione? Chiaro
che, più o meno contemporaneamente, al senatore Gaio
Lucrezio, noto per avidità ed insolvenza, sarebbe giunta del
tutto
insperata, una missiva con tanto di autorizzazione a prelevare
dall'erario un credito che non gli spettava, motivandolo a ritenere
che il grande condottiero fosse ormai uscito di testa. Poi si sa
com'è che vanno a finire certe cose; di equivoco in equivoco
ci
vuol poco perchè alla fine ci scappi qualche congiura; una
quarantina di coltellate, esequie con tanto di orazione funebre
alla Marc'Antonio e tanti saluti alla produzione letteraria.
E
dire che non sono mancati casi di autentica ribellione ad opera del
subconscio che talvolta ha urlato ai maggiori grafomani delle nostre
glorie letterarie "Chi te la fa fare? Basta! Fermati un
momento!" Riultato? Basta pensare ad Alfieri che, senza
nemmeno avere la scusante di patologie masochiste, pagava il
domestico perchè lo legasse allo scrittoio onde impedirsi di
andare
a fare quattro passi, mentre il suo contemporaneo Casanova, ricorrendo
al 'coitus interruptus', si lasciava scappare con la
massima disinvoltura espressioni del tipo "scusami cara, riprenderemo
più in là, ora mi sono venute in mente 10-15
pagine
di 'Memorie"'. E Dante? Oh! C'è mancato poco che la facesse
franca. Nell'Italia di fine 'dugento' transitare come profugo da
uno Stato all'altro della penisola, per chi come lui era sprovisto
di contanti, equivaleva a sbarcare in gommone a Lampedusa.
Cionostante, anzichè cercare di trovarsi un lavoro da
cristiani
(tipo lo scrivano di 'Miseria e Nobiltà') quello non finiva
un tomo che già cominciava a compilarne un altro. Fortuna
che, a quei
tempi, gli scambi culturali s'arrestavano alle soglie del Bosforo,
altrimenti, terminati 'Paradiso', 'Purgatorio' e 'Inferno', niente
e nessuno avrebbe potuto impedirgli di attaccare col 'Nirvana' ed il
'Mahabharata'. Un'autentica mania nazionale che non ha risparmiato
nemmeno chi era cosciente di vivere in situazioni di
forte conflittualità con la composizione letteraria. Pensate
al
dramma di Giambattista Vico; una mente decisamente superfine con
un'unica pecca: non si riusciva a capire un c....di ciò che
scriveva. Poteva elaborare magnifiche teorie, ma, non appena le
aveva inchiodate nero su bianco, finiva che non ci si raccapezzava
più nemmeno lui. Cosa costava rivolgersi ad un consulente?
Niente
da fare! Non volendo nemmeno sentirne parlare contribuì, da
autentico precursore della moderna incomunicabilità, a
rizzare
un'impenetrabile palizzata nei confronti di posteri e contemporanei.
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